«Se lo fai, ti sparo appena metti piede in Tribunale». La storia e le peripezie di un ragazzo nordafricano, arrivato in Italia per lavorare e truffato

Viaggio a Milano di un giovane arabo, tra cantieri mafiosi e politici poco raccomandabili

«Lei, signore, sa quanti ce ne sono nella sua situazione?», gli chiede il finanziere. Jamil, seduto nell’ufficio sotto un ventilatore di marca tedesca, si tormenta le mani. Ma non gli interessa: vuole solo uscire da quella trappola.
Ora sa cos’è il lavoro a Milano. «Pazienza – ti dice –. È la prima cosa che ci vuole se vivi in questo Paese». Jamil ha 25 anni, è in Italia da due. È di bello e gentile aspetto. Parla un inglese fluente. È entrato dal Meridione con la bellissima sposa Nancy, di un anno più grande, congiunti secondo la legge coranica. Nel febbraio 2011 è stato truffato in un cantiere della provincia milanese, dove, per costruire una scuola comunale, hanno creato una ditta usando il suo nome in qualità di presidente, con quota di partecipazione del 5%.
Entrato da operaio per lavorare 100 ore, dopo sei giorni lo chiama il capo cantiere per la firma del contratto. Non capisce l’italiano: messo sotto pressione, firma una delega di cui non comprende il valore. A casa inizia a riflettere in arabo e in inglese su quel che ha fatto in italiano. Un amico, «lo zio», gli svela la truffa: per non pagare le tasse, i cantieri aprono e chiudono ditte in un anno, per riaprirle sotto altro nome. Lui è finito in mezzo. Jamil vuole solo il suo stipendio, ma il direttore e il notaio gli dicono che i suoi soldi non ci sono. Jamil sbotta: se è così, va in Tribunale. Quelli lo afferrano alla gola: «Se lo fai, io ti sparo appena metti piede sul gradino».
Sindacati e forze dell’ordine invitano Jamil a denunciarli e a firmare una delega. La ditta non porta più il suo nome. E pensare che era qui per amore. Sua moglie è ancora nel Meridione: si alza alle 5, fatica imparando l'italiano; lui l’italiano non lo capiva, non trovava lavoro, ha cominciato a non sentirsi uomo. Poi un politico tenta di fare della moglie una escort, in cambio di un lavoro per Jamil. Lui le ha cambiato scheda telefonica. Poi si è guardato le mani, le ha parlato e ha deciso di lasciarla per andare a Milano.
Torneranno insieme? Forse. Lui prima vuole trovare lavoro. Vuole essere il suo uomo.

Marco Maccari