Melegnano, crisi Tamini: lo stabilimento produttivo è salvo

Lo ha confermato l’Amministratore delegato a Vito Bellomo, sindaco di Melegnano. Dopo la bonifica gli operai potranno rientrarvi regolarmente. I sindacati: «Chiederemo anche in Assolombarda che l’impegno venga mantenuto»

Lo stabilimento produttivo Tamini

Lo stabilimento produttivo Tamini

Confermato invece il trasferimento a Legnano del comparto amministrativo

Buone notizie per i 70 lavoratori del sito produttivo di Tamini, sito lungo la via Emilia, vengono dall’incontro dei giorni scorsi tra l’Amministratore delegato della società, Pierpaolo Cristofori, e il sindaco di Melegnano, Vito Bellomo. Secondo quanto confermato dall’Ad al primo cittadino melegnanese, lo stabilimento riaprirà regolarmente i battenti al termine della massiccia operazione di bonifica che lo sta tutt’ora interessando e che, verosimilmente, dovrebbe concludersi entro l’estate. «Cristofori mi ha assicurato – ha annunciato Bellomo – che, al termine della bonifica, lo stabilimento riprenderà regolarmente le sue attività, per cui i dipendenti dislocati temporaneamente nelle altre sedi potranno farvi ritorno». Per consentire l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza, i dipendenti erano stati dislocati presso le altre sedi produttive di Legnano, Ospitaletto e Novara. In tal senso, uno dei timori più volte esternati dalle rappresentanze sindacali era che, dietro la chiusura del polo melegnanese, si celasse in realtà l’intenzione dei vertici societari di non procedere più alla riapertura. «Al tavolo in Assolombarda fissato per mercoledì 1 marzo chiederemo che i vertici aziendali del gruppo Tamini si assumano gli stessi impegni che l’amministratore delegato, Pierpaolo Cristofori, ha assicurato durante un incontro con il primo cittadino di Melegnano, Vito Bellomo». È questa la posizione dell’Unione italiana lavoratori metalmeccanici (Uilm) di Milano, espressa dalle parole del segretario generale Uilm Milano, Vittorio Sarti, alla vigilia dell’incontro previsto nella sede milanese di Confindustria. «In un contesto di totale incertezza, causata dalla comunicazione del ritardo di quattro mesi dei lavori di bonifica senza un’adeguata motivazione e contestualizzazione, e dalla mancata presentazione di un piano industriale che era atteso, secondo verbale sottoscritto al Mise, alla fine di gennaio, se la certezza della riapertura dello stabilimento di Melegnano fosse confermata sarebbe un primo passo positivo dopo mesi di prospettive non rassicuranti e mancanza di chiarezza da parte della dirigenza». I sindacati fanno poi sapere di essere intenzionati a richiedere «Un impegno certo e concreto, non solo per la riapertura del comparto produttivo dopo l’intervento al termine dell’estate, ma anche per il mantenimento dei livelli occupazionali. Tutti i lavoratori che oggi hanno lasciato la loro abituale sede della città del sud Milano per essere dislocati negli stabilimenti di Legnano, Ospitaletto e Novara dovranno tornare a lavorare a Melegnano». Non altrettanto positive sono invece le notizie che riguardano i 43 dipendenti del comparto Amministrativo, la cui sede sorge a poche centinaia di metri dallo stabilimento produttivo. Sempre nel corso del summit intercorso con Vito Bellomo, infatti, Pierpaolo Cristofori ha confermato la volontà dell’azienda di dismettere gli uffici melegnanesi, con il contestuale trasferimento dei lavoratori presso la sede di Legnano. Anche per quanto riguarda questo fronte, però, i sindacati hanno già annunciato l’intenzione di proseguire senza sosta la loro battaglia, al fine di veder salvaguardati anche i livelli occupazionali degli impiegati.   
Alessandro Garlaschi