“La Via dell’Acqua e dei Mulini”: il nuovo Distretto Commerciale del Sud-Est Milano

05 pag. 24 Leondi MULINO DI PANTIGLIATEPeschiera Borromeo, Mediglia, Pantigliate, Paullo, Tribiano: sono i Comuni che compongono il Distretto Commerciale del Sud-Est Milano, organismo finalizzato alla promozione e al coordinamento delle attività economico-commerciali insistenti su quest’area. Per decisione concorde, Peschiera Borromeo è l’Ente “capofila” del Distretto. Nati su indicazione della Regione Lombardia, i Distretti Commerciali - recitano i documenti ufficiali - mirano a orientare il processo di modernizzazione e razionalizzazione del settore commercio, integrando gli investimenti di diretta competenza pubblica con quelli privati, onde qualificare la struttura economica locale in una logica di lungo periodo.

Da pochi mesi il nostro Distretto Commerciale  è contraddistinto dal nome nuovissimo: “La Via dell’acqua e dei Mulini”, e ha per logo un simpatico mulino. Perché? Presto detto: i rappresentanti delle comunità locali hanno chiesto al sottoscritto, in veste di storico e cultore del territorio - decisione della quale sono stato profondamente onorato - di collaborare alla individuazione di un nome o di una espressione appropriati, motivandone la scelta; è nata così la “formula” suddetta, che a mio avviso ben sintetizza ciò che questo tratto di hinterland ha rappresentato nel passato e intende continuare a rappresentare oggi e soprattutto domani. Tenendo fede al ruolo di “cronista storico” che 7giorni mi ha assegnato, credo possa essere di un certo interesse, per i nostri lettori, vedere insieme le ragioni che stanno alla base delle scelta operata. E allora partiamo dall’acqua, il primo elemento del binomio suddetto.

05 pag. 24 Leondi MULINO DI ROBBIANODi acqua ne è corsa e ne corre tanta, giù per i fossi, le rogge, i canali, che da epoche immemorabili disegnano sul territorio del Sud-Est Milano una ragnatela fittissima, utile, benefica. Quest’acqua giunge da lontano, da Alpi e Prealpi, grazie a due fiumi che hanno portata costante in ogni stagione dell’anno: il Lambro e l’Adda, i quali segnano pressappoco i confini occidentale e orientale del Distretto. Per “strada”, entrambi alimentano innumerevoli alvei artificiali: famosissimi gli “abduani” Muzza e Addetta. Pure i fontanili, fenomeno tipico della nostra zona, prodotto combinato della natura e dell’uomo, dopo aver fecondato marcite e prati concorrono a impinguare questo fantastico reticolo idrico. Non c’è alcun dubbio: l’acqua prima ha modellato, e in un secondo tempo mediante l’opera dell’uomo ha determinato la ricchezza della Bassa milanese, in particolare di questo lembo di pianura; nell’agricoltura innanzitutto, e in seguito ai primordi dell’industria, con i mulini, antenati degli opifici moderni, mulini strettamente connessi alle attività commerciali.

Poco o per niente costosa, ecologica, riutilizzabile pressoché all’infinito, adattabile a mille usi, l’acqua, fonte di vita per le specie umana e animale e per la flora, ha fatto nascere l’industria, ha favorito il commercio (e i trasporti: spesso era preferibile viaggiare su acqua anziché sulle strade, malmesse e più insicure). Azionando le prime macchine, l’acqua ha reso il lavoro meno faticoso: a buon diritto le ruote idrauliche degli impianti molitori, in particolare le loro classiche ruote dentate a ingranaggi (tra le prime nella storia dell’umanità) sono il simbolo per antonomasia del lavoro dell’uomo (come tale, la Ruota dentata figura nell’emblema della Repubblica Italiana, accoppiata allo “Stellone”: rappresenta l’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”). Ancora oggi il termine inglese “mill”, mulino, nella patria della rivoluzione industriale, ossia la Gran Bretagna, è associato all’attività manifatturiera. Perché i mulini non servivano soltanto a far girare le macine per ridurre il grano in farina, per “frangere” i semi oleosi o per “brillare” il riso, ma altresì mettevano in moto filatoi, torcitoi e telai per le fabbriche tessili, segherie, cartiere, magli dei fabbri e così via, per gli scopi più disparati. Indispensabile corollario dell’attività molitoria, era il commercio: una volta ottenuto il prodotto, si trattava di venderlo, di farlo arrivare ai mercati e nelle case della gente. Sul territorio dei Comuni, distribuiti sull’asse della Paullese, che compongono questo Distretto commerciale, di mulini se ne contavano a centinaia: molti di essi sopravvivono tuttora e, perfettamente integri, conservano i macchinari e i congegni originali.

05 pag. 24 Leondi LINATE - CASCATA DEL LAMBROSull’uso dell’acqua a fini irrigui, non occorre spendere molte parole. Ancora meno per il consumo a scopi civili e alimentari del cosiddetto oro azzurro o blu: il territorio è disseminato di pozzi per l’acqua potabile, buonissima da bere: quella che scende dal rubinetto delle nostre abitazioni; a Paullo è presente una grande “Casa dell’Acqua”, museo e sito per attività didattiche, di educazione ambientale; molte altre “case” similari erogano acqua pura, naturale e frizzante nei nostri Comuni: una bellissima “scoperta” degli anni più recenti. Come ieri, la suddetta funzione irrigua dell’acqua, fondamentale per l’esistenza di tutti noi, prosegue nel Terzo Millennio: l’agricoltura costituisce la risorsa primaria, nonché uno dei cespiti principali dell’economia locale. Le produzioni agricole sono d’eccellenza, l’allevamento del bestiame specialmente bovino e suino che da quelle dipende, pur diminuito rispetto al secolo scorso, seguita a costituire una cospicua fonte d’entrata, mentre l’agricoltura tout court, per il solo fatto di esserci, contribuisce alla tutela del paesaggio, lo preserva dalla cementificazione selvaggia (noi siamo a pieno titolo nell’ambito del Parco Agricolo Sud Milano). Mutatis mutandis, l’acqua ha una propria valenza dal punto di vista ecologico-ambientale e, perché no?, turistico: la Muzza, l’Addetta, i fontanili, in prospettiva - è il mio augurio - di nuovo il Lambro, depurato e restituito alla fruizione pubblica com’era fino a non molti decenni orsono, possono costituire, ora e nel futuro, delle “isole felici” per il benessere psico-fisico dei cittadini. Dulcis in fundo segnalo la presenza straordinaria dell’Idroscalo, il “mare nostrum” vicino a casa, così come le altre decine di specchi d’acqua - ex cave per l’estrazione degli inerti, sabbia e ghiaia -, trasformati in laghetti per lo sport, la pesca sportiva e il relax: tante tappe di percorsi che sostanziano e integrano la “via” principale.

Per tutte le ragioni sopra esposte la proposta finale, positivamente accolta, è stata di contrassegnare il Distretto Commerciale con il nome: “La Via dell’Acqua e dei Mulini”. Molto più pertinente e suggestivo rispetto, che so?, a quello “della Paullese” ventilato da alcuni, che specie negli ultimi tempi avrebbe rischiato di evocare soltanto traffico, smog e inquinamento, ovvero stress metropolitano. Mentre l’acqua e i mulini, nell’immaginario collettivo ma anche nel concreto, suscitano idee di vitale freschezza, di gioia di vivere, di fattiva operosità.

Prof. Sergio Leondi