Crespi d'Adda: un gioiello autentico ma ancora grezzo

Silvio Benigno Crespi, figlio del promotore dell’opificio della zona, nel 1892 decise di realizzare per i suoi operai un villaggio di villette dai tetti spioventi e persiane in legno, ognuna con il suo ordinato orticello. La grande “madre” fabbrica tessile richiamava i suoi abitanti protetti dal castelletto del padrone, che si ergeva maestoso vicino alle sponde del fiume. L’imprenditore fornì agli operai una scuola, un teatro, attività sociali e un cimitero, nel quale ora riposa con loro. Nonostante il valore indiscusso del luogo e il sito web nutrito di informazioni, quando si giunge al villaggio si rimane disorientati: un centro informazioni scarno, visite guidate organizzate solo durante il week end di alcuni periodi dell’anno (luglio e agosto non sono considerati probabilmente mesi di affluenza turistica), nessun pannello informativo davanti ai singoli luoghi d’interesse e nessun sito accessibile all’interno, a parte la chiesa e il cimitero. Pur comprendendo il fatto che si tratti di una cittadina-museo ancora abitata, non si capisce il senso di una mancanza così totale di agevolazioni turistiche. La fabbrica, che ha chiuso nel 2004, non ha nemmeno una sezione visitabile, e neanche un macchinario tessile d’epoca è esposto. Diciamo che sarà pure il più completo e meglio conservato villaggio operaio del Sud Europa ma di certo non è il meglio gestito. Purtroppo, essere inseriti nella lista Unesco non dà le garanzie economiche che ci si potrebbe aspettare; il Fondo Internazionale del Patrimonio Mondiale destina solo 4 miliardi di dollari all’anno per un totale di circa 1.000 siti iscritti. Anni fa è iniziato un lento degrado, a cui hanno cercato di rispondere le battagliere iniziative dell’Associazione Culturale Villaggio Crespi che, nel 2007, è riuscita a ottenere un protocollo d’intesa tra Provincia di Bergamo, Regione Lombardia, Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione e il Comune di Capriate San Gervasio, al fine di collaborare nella manutenzione del sito. Dal 2007 a oggi però, ancora manca una reale gestione vincente di un luogo che attira i turisti per la sua unicità, lasciandoli infine disorientati.

Eleonora Tosco