Nel diario di Andrea, un desiderio: portare l’acqua potabile alle popolazioni più povere

 

Il magnanimo sogno diverrà realtà, attraverso la costruzione di un pozzo in Etiopia

Andrea De Nando se è andato. Quello che resta è un vuoto incolmabile. Ma non solo. Restano anche il suo ricordo, il suo sorriso e la sua gioia di vivere. E, soprattutto, un sogno: costruire un pozzo per l’acqua in Africa. Lo aveva raccontato nelle pagine del suo diario, che la madre, Elisabetta Cipollone, ha ritrovato dopo la sua tragica scomparsa. Così, per non sdrucire quel generoso proposito, i suoi familiari hanno confessato, nei giorni scorsi, alle telecamere della trasmissione Mediaset “Mattino Cinque”, l’intenzione di farlo diventare reale. Il passo poi è stato breve. L’incarico per la realizzazione del progetto “Un pozzo per Andrea” è stato affidato al VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Questo organismo non governativo, promosso dal CNOS (Centro Nazionale Opere Salesiane) e riconosciuto idoneo dal ministero degli Affari Esteri e dall’Unione Europea, è già da diversi anni che svolge attività in Paesi africani, tra cui «la realizzazione di pozzi d'acqua scavati in profondità, che possano garantire la sopravvivenza della popolazione, anche nei periodi di penuria di piogge». In particolare, la costruzione del pozzo di Andrea, a quanto pare prevista in Etiopia, contribuirà ad aumentare l’accesso all’acqua potabile, allo sviluppo della coltivazione agricola e a una migliore condizione igienico-sanitaria della popolazione. Ciò diminuirà il tasso di mortalità infantile e faciliterà la vita delle donne e bambini.