Salvateci, questo è «un suicidio aziendale»!

Un apparente suicidio aziendale e una poco chiara gara d’appalto. Fiom e CGIL: «Tutela a qualsiasi iniziativa di sciopero»

Tagli su tagli, e 15 padri di famiglia rischiano di restare senza lavoro. Il centro di manutenzione delle meccanizzazioni postali di Peschiera Borromeo, ossia il servizio di smistamento della posta, è in agitazione: i dipendenti, stipendiati da Stac Italia Srl, attuale detentrice del subappalto, sono stati dichiarati in mobilità dai vertici della ditta. La Stac ha partecipato alla nuova gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori presso il centro, assieme a Logos Srl, co-detentrice del subappalto. Il primo termine della gara, indetta dalle Poste, era stato fissato per il 30 marzo 2012, ma è stato successivamente prorogato fino al prossimo 30 giugno: l’appalto è quindi rimasto in sospeso, senza che vi fosse ancora un vincitore.
In questa situazione di interregno la ditta ha annunciato la mobilità dei 15 dipendenti locali, assieme a quella di altri 43 dislocati sul territorio nazionale. Apriti cielo: i lavoratori, padri di famiglia dai 30 ai 50 anni con figli a carico, alzano la voce e indicono la manovra sindacale.
Stac e Logos sono assegnatarie del subappalto per mano di Selex Elsag, società per azioni detentrice dell’appalto. Di antica fondazione, oggi è operante nel settore delle telecomunicazioni e nella produzione di apparecchiature e sistemi integrati per comunicazione, controllo e gestione, in ambito civile e militare. Selex Elsag Spa è nata l'1 giugno 2011 a seguito di un’incorporazione tra Selex e Elsag Datamat, ed è controllata dal Gruppo Finmeccanica, la società per azioni che ha chiuso il 2011 con un bilancio negativo per 2 miliardi di euro e in perdita per altri 2.
I tagli al personale, annunciati a Peschiera, cadono tra capo e collo perché i lavoratori che hanno in cura il servizio soffrono già di un sottodimensionamento ordinato dai vertici. Fiom e Cgil hanno indetto uno sciopero di 16 ore a sostegno del ritiro dei licenziamenti e invocano il tavolo di confronto. «Siamo preoccupatissimi – gridano i lavoratori dipendenti di Stac, sbalorditi da quello che a tutta apparenza si mostra come un suicidio aziendale –. Siamo padri di famiglia e ci teniamo al nostro lavoro. Già stiamo lavoriamo sottodimensionati: che senso ha licenziarci, se ancora non si sa se continueremo a tenere il subappalto? E poi, rigettarci adesso nel mercato del lavoro, di questi tempi che si fa fatica a trovarne uno perché in giro c’è poco o niente… Speriamo davvero che la ditta ritiri le procedure pendenti su di noi».
Marco Maccari