Rispetto e decoro urbano non sono optionals

«Accade di tutto – dichiara il vicesindaco Luciano Castoldi –. Sigarette spente per terra, scritte sui muri, giochi dei bambini rovinati, recinzioni dei campi da calcio tagliate. Non solo – spiega Castoldi –, è successo che nella fontana ci fosse molta schiuma. Mi chiedo che cosa venga versato nell’acqua. Per non parlare poi di come le persone posteggiano. In prossimità della farmacia, alcuni preferiscono lasciare le proprie auto sui marciapiedi piuttosto che parcheggiarle nel garage sotterraneo, con il rischio che i cordoli si rompano. E i rifiuti? Depositati in tutto il territorio comunale, senza rispettare gli orari della raccolta». Succede poi che bisogna riparare ciò che viene deturpato. 14 MURI«I Comuni hanno pochi fondi – continua il vicesindaco di Zelo – e quelle poche risorse che abbiamo devono essere utilizzate per sistemare ciò che viene rotto. Soldi che avremmo potuto investire in altro». Intanto, tra gli obiettivi del Comune, c’è quello di attivare un bando finalizzato all’istituzione di un servizio di pronto intervento e al potenziamento dei servizi di pulizia. Peccato che capiti che quelle scritte sui muri agli adolescenti piacciano, tanto da spingere alcuni teenagers a fotografarle. E neanche i residenti zelaschi sembrerebbero così contrari ai murales, se abbellissero la città. «Una soluzione – risponde un signore che lavora a Zelo –? Assegnare spazi dove i giovani possano esprimersi. Per esempio, ricorrendo agli stickers (adesivi)». Un filone della street art che ha finito per essere utilizzato anche nell’arredamento d’interni. «Dovrebbe essere istituita una specie di servizio sociale – commentano alcuni commercianti –. 14 GELATERIAChi è sorpreso a rovinare l’arredo urbano, dovrebbe essere costretto a ripararlo in prima persona. Bisogna responsabilizzare i ragazzi. Spesso si sentono forti se sputano. A volte buttano bottiglie e coppette di gelato per terra quando i cestini ci sono, ma è capitato anche che qualcuno ci gettasse dentro pannolini per bambini».

Alessandra Moscheri