Cultura lombarda, le carte da gioco bresciane e bergamasche

Le carte diffuse in Italia sono numerose e variano di regione in regione, in alcuni casi si differenziano anche all’interno della stessa area geografica. È il caso del mazzo lombardo infatti, che varia a seconda delle province. Tra le più note c’è senza dubbio il mazzo proprio di Milano, che vanta il celebre biscione visconteo tra le raffigurazioni principali del mazzo.

Carte milanesi

Carte milanesi

Le carte da gioco rappresentano ancora oggi una delle attività più apprezzate per trascorrere il tempo, a prescindere dalla fascia d’età e soprattutto dall’area di provenienza. Le carte sono un passatempo trasversale, praticato tanto a nord quanto a sud. Fino a poco tempo fa si riteneva che fossero principalmente gli anziani a giocarci, all’interno dei circoli o nei piccoli bar di paese (talvolta facendosi prendere un po’ la mano scatenando vere e proprie risse), ma oggi non si ritiene più siano solo loro. Internet ha permesso un allargamento della platea, facendo conoscere i celebri giochi di carte ad un pubblico molto più vasto che si diletta nelle piattaforme online. Con la diffusione di nuove sale da gioco sul web le carte regionali, non solo in Lombardia, hanno dovuto cedere il passo ai mazzi più noti su scala nazionale e internazionale come quelle napoletane e soprattutto le francesi, che dominano sia le pagine dei giochi che le varie guide sulle regole come quelle su come di gioca a burraco, come si gioca a scopa, come si gioca a poker sportivo e così via.

Le carte diffuse in Italia sono numerose e variano di regione in regione, in alcuni casi si differenziano anche all’interno della stessa area geografica. È il caso del mazzo lombardo infatti, che varia a seconda delle province. Tra le più note c’è senza dubbio il mazzo proprio di Milano, che vanta il celebre biscione visconteo tra le raffigurazioni principali del mazzo. Ma non c’è solo il mazzo del capoluogo: esistono, infatti diverse varianti come quelle di Brescia e di Bergamo ad esempio, con alcune differenze rilevanti. I semi restano i medesimi ma a variare sono le raffigurazioni e altri piccoli particolari.

Nel caso del mazzo bergamasco, le carte sono in tutto 40 e grandi 50x94 millimetri. Esteticamente somigliano in modo particolare a quello che è considerato il mazzo tradizionale, quello napoletano. I semi raffigurati sono, ovviamente, i medesimi: ori, bastoni, coppe e spade. I cambiamenti riguardano solo alcune carte nello specifico, è il caso dell’asso di bastoni ad esempio, che raffigura la parola “vincerai” al centro della carta. Un altro nome celebre è Margì, che indica il 4 di spade: la denominazione deriva da una celebre maschera all’interno del territorio bergamasco.

Il mazzo bresciano, invece, cambia anche dal punto di vista numerico. Al posto delle tradizionali 40 carte ne conta 52. Il numero è maggiore perché in questo modo è possibile giocare al cicera bigia, un gioco celebre esclusivamente o quasi nella realtà di Brescia e provincia. Le carte che sono in più rispetto agli altri mazzi (perciò quelle numerate dall’8 al 10), vengono obbligatoriamente scartate per giocare a briscola, scopa, tressette o qualsiasi altro passatempo popolare in tutta Italia. Rispetto al mazzo bergamasco, la dimensione è leggermente ridotta, anche se restano di forma rettangolare: 48x88 millimetri. Alcune carte vengono soprannominate con espressioni tipiche bresciane, difficilmente comprensibili al di fuori di quella determinata area geografica. È il caso, ad esempio, del Fant Cagnì per indicare il fante di coppe oppure il Felepa sensa pei volendo indicare il due di spade.