Cipro ai confini della realtà

Se di recente si deve parlare di una notizia che puzza di assurdità, questa è sicuramente la crisi finanziaria di Cipro. Senza entrare in succose analisi socio-economiche, il brillante consiglio dato dalla cara Unione Europea al governo dell'isola di prelevare forzosamente denaro dai conti correnti dei propri cittadini per salvare le banche ha in sè qualcosa di grottesco e drammatico al tempo stesso. Ma è davvero possibile o si tratta di un delirio?

 
Qualsiasi essere senziente e pensante dovrebbe come minimo aggrottare la fronte. Mentre l'informazione ufficiale allarma i suoi sudditi con i crolli - presunti o reali - delle Borse, il fulcro del ragionamento sembra come al solito sfuggire. E rivela un atteggiamento - quello delle istituzioni - che manca di logica, prima ancora che di utilità. 
Già il fatto che una banca, che è la sede del risparmio per eccellenza, possa essere a corto di liquidità, è un enigma tutto da spiegare. Sarebbe come dire che in un negozio di ferramenta mancano i cacciaviti. Ma la domanda imbarazzante è un'altra: se una banca ha scialacquato i beni, non suoi, che erano presenti nelle proprie casse, è normale che a rimediare debbano essere proprio i proprietari di quei beni? Il paradosso fa quasi ridere: un uomo dà 100 euro a qualcuno perchè li rinchiuda al sicuro in una cassaforte; questi, invece di conservarli, se li gioca alla roulette e li perde, dopodichè pretende pure di essere risarcito. Ma da chi? Dallo stesso poveraccio che gli aveva consegnato i soldi, è ovvio. Se non è l'anticamera della farsa, poco ci manca.
L'uomo comune si interroga: se i risparmi non sono al sicuro nemmeno in una banca, di chi ci si può fidare? Risposta difficile. In una società che ha perduto la bussola, tutto può succedere. Non per ultimo, che i deliri di chi governa diventino addirittura un obbligo da rispettare. In attesa che accada l'impossibile: qualcuno che proponga un piccolo prelievo forzoso, non per alimentare un profitto o sanare una perdita, ma per aiutare le famiglie in difficoltà o i bambini che muoiono di malattie banali in giro per il mondo. Il dovere di solidarietà che diventa legge. Ma questa è una storia che non appartiene al nostro mondo, nè ai nostri giorni. 
Davide Zanardi