Le primarie del Pd: un grande successo, ma ora?

Questa partecipazione sicuramente è dovuta al fatto che era un’occasione per farsi sentire, sperando cha anche il Pd, lasciando da parte le lotte intestine, formuli proposte politiche convincenti nell’interesse del paese.
Sino ad oggi la politica del Pd è stata caratterizzata, sui media, da un eccesso di antiberlusconismo. Occorre cambiare rotta, affermando le ragioni della propria politica, formulando proposte concrete là dove non si è d’accordo con le proposte della maggioranza aderendo invece là dove si è d’accordo. Il Partito Democratico, se vuole ritornare ad essere forza di governo e non di opposizione, dovrà cercare di tessere accordi di programma e intese sia con il centro sia con la sinistra, ritrovando radici antiche nella società e cercandone di nuove.
Non è chiara, ad oggi, la posizione di Rutelli, che sia prima sia subito dopo le primarie ha manifestato il distacco dal nuovo progetto: francamente, sembra solo una ricerca di posizionamento e di visibilità. Il bambino non lo si abbandona mentre è ancora in fase di gestazione ma, semmai, dopo che è nato e che è cresciuto qualora il percorso non sia più condivisibile.
Il Partito Democratico, nell’interesse proprio e del paese, deve avviare un processo riformatore al suo interno, in grado di far convivere posizioni differenti portandole a sintesi, recuperare risorse e voti negli ambiti dove li ha persi.
Il compito non è né semplice né attuabile in poco tempo, ma se non si parte da un coinvolgimento di chi o era uscito dal partito o è interessato a entrarci per cambiare assieme a chi è già dentro, non si raggiungerà l’obiettivo di avere una forza di opposizione che grazie alle proprie proposte e alle proprie candidature possa diventare forza di governo. 

“Ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi, ciò che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale” 
Albert Pike