“Milano anticipa gli eventi nazionali”

Abbiamo assistito a una campagna elettorale fatta di accuse e contumelie dove, invece di porre al centro delle discussioni gli aspetti e le proposte, è stata, de facto, lanciata una campagna da parte di Berlusconi sul gradimento della sua persona e sull’operato del suo governo.Fair play, gentilezza, sondaggi, è saltato tutto: le accuse infondate della Moratti a Pisapia, gli insulti di Berlusconi alla Iervolino, le promesse di Berlusconi sullo stop alle demolizioni delle case abusive a Napoli, i manifesti di Lassini contro la magistratura hanno caratterizzato una campagna elettorale che ha come comune denominatore la guerra infinita tra Berlusconi e le Procure. C'è bisogno di voltare pagina nello stile e nel modo di presentarsi ai cittadini, anche se è chiaro che la posta in gioco è alta, soprattutto a Milano. Normalmente, Milano anticipa gli eventi a livello nazionale: quello che accade a Milano, domani succederà nel resto d'Italia. È stato così con il primo Centrosinistra, e poi con l'anomalia delle Giunte rosse, fino all'exploit della Lega, beneficiaria nel '93 di quell'ondata di manette e indignazione che spazzò via un'intera classe politica. Da Milano è partita anche la marcia trionfale di Berlusconi e a Milano, nel 1997, il Centrodestra è diventato maggioranza assoluta con Gabriele Albertini. I temi della buona amministrazione delle città, dei paesi, dai trasporti pubblici alla gestione del verde, dalla manutenzione delle strade alla burocrazia degli sportelli, dai semafori all'urbanistica, fino alla dotazione di una rete Internet da Paese moderno, sono rimasti sullo sfondo. In primo piano c'è stato lo scontro frontale tra Destra e Sinistra, berlusconiani e antiberlusconiani; vengono, dagli uni e dagli altri, prospettati scenari apocalittici al cui confronto le piaghe di biblica memoria sembrano poca cosa. Quello che ne consegue è che questo modo deviato di fare politica alimenta uno scontro patologico ed endemico non solo fra Destra e Sinistra, ma dentro la stessa Destra (conflitti tra Lega e Pdl in Lombardia) e la stessa Sinistra (perdurare del divisionismo con la proliferazione di liste) e produce anche effetti collaterali. Il primo è che non si affrontano i problemi delle città perché diventano motivo di scontro. Il secondo è che i possibili eletti sono selezionati sulla base della loro fedeltà alle idee del leader, alla loro capacità di alzare il livello dello scontro e conseguentemente gli amministratori locali sono spinti a dare il meglio di sé su questo piano, piuttosto che su quelli del confronto e della proposta amministrativa.
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