Milano, le palme in piazza Duomo dividono

Palme e Banani in piazza Duomo come nelle aiuole di fine ‘800, un rimando all’esotismo sponsorizzato da Starbucks che però ha creato molti dissensi

Palme e banani in piazza duomo, la moda di fine '800 che ritorna

Palme e banani in piazza duomo, la moda di fine '800 che ritorna

C'è chi difende e chi attacca la scelta, e il Comune rassicura gli ambientalisti

Milano – Nell’attesa che venga inaugurato il primo Starbucks italiano nel capoluogo lombardo, la nota catena di caffetterie fa già parlare di sé. Starbucks ha infatti sponsorizzato il nuovo look esotico dell’aiuola di piazza Duomo, che in questi giorni ha creato molti dissensi. Il motivo? La scelta di piante non propriamente autoctone della Lombardia: palme e banani. Nelle foto e selfie ricordo dei turisti con il Duomo, ora farà da sfondo alla piazza una vegetazione particolare. Alcuni paiono divertiti dalla scelta, altri storcono il naso, e per la maggior parte si chiedono: «Cosa c’entrano le palme con Milano?». In realtà la “madunina” aveva già assistito a uno scenario simile, precisamente tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e inizio Novecento, quando le allora quattro ampie aiuole ospitavano palme basse. Si trattava di una moda che “attecchì” durando per un lungo periodo, e si può constatare ciò dalle molte foto amarcord presenti sulla nota pagina Facebook “Milano sparita e da ricordare”. Una differenza tra l’aiuola 2017 e quella di fine ‘800 però c’è, ed è l’altezza delle palme, considerate dalla sovrintendente Antonella Ranaldi più alte e fitte di come avrebbe inizialmente immaginato.

Ma i milanesi cosa ne pensano un secolo dopo? La scelta di banani e palme ha diviso l’opinione pubblica. Cittadini e passanti affermano con ironia: «La nuova Africa» o «Notoriamente tipiche di un clima lombardo, ah già il surriscaldamento!» o «Sarà un rimando alla famosa Repubblica delle Banane», e lo stesso Sindaco Beppe Sale ha scritto su Instagram «Certo che Milano osa eh?», riservandosi la sospensione del giudizio fino lavori conclusi. Alcuni però difendono la scelta. In primis vi sono il critico d’arte Philippe Daverio, l’architetto Marco Bay (firma del progetto che ha vinto il bando) e l’architetto Italo Rota.  Essi vedono in tale piantumazione un rimando storico, con palmeti che erano già in uso nel XIX secolo, e hanno fatto altresì notare come a Milano vi siano 131 palme censite, senza contare quelle private, che vivono in salute sul territorio da cento anni, altri invece hanno premiato l’originalità.

Sul fronte del “no” vi sono anche qui nomi illustri di settore, come l'architetto paesaggista Paolo Pejrone o Marco Magnifico del Fai, e della politica, da Marco Parini, presidente di Italia Nostra a Alessandro Morelli della Lega, fino all’assessore regionale Viviana Beccalossi. Chi critica la presenza di palme lo fa anche con toni molto duri, parlando di «Obbrobrio», «follia al limite del kitsch» e di «scelta inopportuna e discutibile». A molti cittadini non fanno impazzire per una questione estetica (alcuni definiscono le palme “oscene”), altri ci rivedono simbologie alternative, un esempio è dato da Matteo Salvini che scrive via twitter: «Follia, mancano sabbia e cammelli e i clandestini si sentiranno a casa», e dello stesso tono tranciante è stato il consigliere regionale Riccardo De Corato.

Preoccupati anche gli ambientalisti per la salute delle palme. Possono davvero resistere al clima lombardo? Il Comune ha rassicurato che Queste palme sono utilizzate per ornamento anche in Scozia e Canada, poiché sono capaci di resistere a temperature molto basse, fino a -15 C°. Le piante invece che sono state “estirpate” hanno trovato nuova collocazione nel parco fra via Gonin e via Giordani, e tra via Salomone e parco Galli. Ora, viste tutte le polemiche che hanno attorniato il progetto, si attende di capire per quanto tempo palme e banani riusciranno a resistere alle critiche sorte all'ombra del Duomo. Di sicuro si tratta della prima volta in cui, per l’estetica delle aiuole milanesi, si scatena una simile accesa protesta.