Vendita di semi di cannabis e marijuana

Intervista a Fabio Cardoni, imprenditore in un ramo economico molto ‘trasversale’Commerciare oggetti e sostanze ‘particolari’, senza mai entrare nel mondo dell’illegalità. Si può. E un’azienda di Peschiera Borromeo ne è la prova. La Vu-Du® Tessier-Ashpool srl, con sede in via Grandi 25, è una fiorente società del Sud-Est Milano, con 15 dipendenti e un giro di affari di circa 4 milioni di euro all’anno. Vu-Du commercia in etno-botanica e in accessori per il consumo o la coltivazione, sia nella sua sede che on-line, attraverso il sito www.vu-du.com. Un’azienda dalla cultura anglo-sassone, molto liberal, che ha come particolarità quella di commercializzare in tutta legalità semi di piante come la canapa e similari, i quali se coltivati porterebbero alla produzione di un raccolto di cannabis e marijuana. L’azienda è molto attenta a rispettare le normative vigenti e rivendica il suo ruolo all’interno del mercato europeo, dove aziende come la sua sono una realtà da oltre 10 anni. In Italia ci sono oltre 160 negozi che commerciano al dettaglio questi prodotti e tre aziende come la Tessier-Ashpool Srl che li distribuiscono. Qual è la questione etica che questo commercio solleva? Fino a che punto una società che venda i semi di canapa, avvertendoti che in Italia è vietata la coltivazione, e al tempo stesso vende tutto il necessario per la coltivazione degli stessi, può appellarsi al diritto di svolgere un’attività in linea con le norme vigenti? Per rispondere a questo quesito abbiamo incontrato Fabio Cardoni, 38 anni, milanese, legale rappresentante della ditta peschierese. Sig. Cardoni, come è nata la sua azienda?“La vita dell’imprenditore ogni anno in questo paese è più difficile. Si lavora di più e si guadagna di meno. Cercavo qualche nuovo sbocco per la mia azienda e ho conosciuto questa nicchia, mi sono appassionato e ho rivolto il mio business al settore. Ho scoperto che tutto quello che ci era stata insegnato sull’argomento, dalla Chiesa ai governi, dai media ai genitori, era una montagna di idiozie. Bisogna sottolinearlo: tutto fa male, anche 10 litri di acqua se li bevi tutti di un sorso. Bisogna dirlo bene: tutto fa male. L’oppressione della conoscenza da parte della Chiesa – e sta parlando una persona estremamente religiosa – è stato uno dei mali della nostra società. Ci sono tanti prodotti in natura che hanno effettivamente un’influenza positiva e/o negativa sulla psiche umana, molto spesso causando un’apertura di pensiero, non gradita a chi da secoli ci governa. Voi vendete semi di canapa e distinguete fra coltivabili e non coltivabili. Qual è la differenza?In base al decreto ministeriale 27/7/1992, ci sono delle differenze ben precise. Nei semi di canapa non esiste il principio attivo e quindi ne è consentita la vendita, ma non la coltivazione, perché solo quando avviene la fioritura il principio attivo è presente e quindi viola la normativa vigente. Il paradosso è che la nostra azienda in Canada ha due grandi serre dove coltiva in tutta legalità la cannabis e dove noi combiniamo le varie genetiche delle piante, il raccolto lo vendiamo alle case farmaceutiche che sono ben contente di acquistarle per realizzare dei farmaci con base thc. All’estero la nostra consulenza è ben pagata, mentre qui in Italia abbiamo un’attività border-line. In tutti questi anni le forze dell’ordine hanno imparato a conoscerci e noi a conoscere bene le pieghe della legislazione, e io in quanto leader di questa azienda non permetto che si vada oltre.All’inizio della nostra attività siamo stati trattati da criminali (l’azienda opera a Peschiera dal 2006, ndr); i problemi sono cresciuti man mano che l’azienda ha acquisito autorevolezza, quando siamo riusciti a “sdoganarci”, uscendo dai sottoscala della dubbia reputazione.Ora lavoriamo in stretto contatto con due studi legali che ci seguono da vicino. Le prime volte che abbiamo avuto un confronto con la legislazione, le forze dell’ordine, non essendo preparate sulla materia, iniziavano a mettere tutto sotto sequestro. Tutti i procedimenti che in questi anni abbiamo subito si sono sempre risolti a nostro favore. In Europa esiste un mercato vero e proprio con tutte le sue regole e ci sono associazioni di categoria. In Germania addirittura esistono almeno 600 canapai (coltivazione intensiva di cannabis). Mi sembra poco onesto negare l’evidenza che in Italia esistono 5 milioni di persone che abitualmente consumano cannabis. La nostra azienda ha un giro di affari di circa 4 milioni all’anno, 15 dipendenti e un gran numero di persone che lavorano nell’indotto che creiamo. Noi lavoriamo fino alle 11 di sera e stiamo organizzando anche dei turni per il sabato. In Italia ci sono circa 160 negozi – gli “smart shop” - a cui distribuiamo i prodotti. Voi vendete semi di piante che se coltivate possono essere pericolose?Si, questo è vero. Vorrei sottolineare che noi avvertiamo gli acquirenti che in Italia è vietata la coltivazione, ma è anche vero che in commercio esistono tantissimi esempi di alimenti o manufatti che possono essere altrettanto pericolosi, dove invece nessuno si fa dei problemi morali a vendere. Esempio: un coltello da bistecca che si compra al supermercato è lungo sette dita e se usato impropriamente può uccidere. La noce moscata provoca un’allucinazione fra le più potenti. Eppure su internet ci sono centinaia di siti che insegnano come tenere la noce moscata nello stomaco. Attenzione: si muore. Possedere dei semi di canapa e scambiarli non costituisce reato, quello che ci si fa dopo è responsabilità dell’individuo, come per il veleno dei topi, la soda caustica, l’ammoniaca e le motociclette.  Lei ritiene che in Italia il legislatore debba rivedere la normativa di settore?C’ è un vuoto legislativo assoluto, visto che ci sono dei prodotti naturali che non si sa come venderli e non si sa nemmeno se siano equiparati a farmaci o a generi alimentari. C’è bisogno di chiarezza, ci vuole una legge che regolamenti il tutto. Gli erboristi Italiani sono rilegati a vendere solo qualche erba particolare, ma ci sono una miriade di prodotti naturali che esistono in natura, di cui non abbiamo idea di come venderli in piena legalità. Ci sono una serie di erbe che siamo costretti a venderle come deodoranti per ambienti, poiché non esiste una precisa normativa. Dopo i consumatori si informano usando la rete in quale maniera assumerle e gli effetti che provocano. Addirittura il nostro mercato è rivolto principalmente all’estero dove le normative sono chiare e precise. Vorrei che si facesse vera informazione, noi non creiamo niente, trattiamo elementi esistenti in natura. Noi raccogliamo. Come imprenditore sono apprezzato all’estero dove la coltivazione di cannabis è consentita per fini medicali, mentre in Italia si tenta di paragonare la mia attività a quella criminale. Non voglio essere costretto a trasferire la mia azienda all’estero. Per fortuna ora siamo apprezzati anche dalle forze dell’ordine, che ci vedono come artefici di una barricata contro la criminalità organizzata, visto che siamo i nemici numero uno dei trafficanti di droga. Abbiamo anche subito un furto di proporzioni colossali circa 100 mila euro che ci ha messo in ginocchio. Si è trattato sicuramente di un avvertimento. Ora abbiamo protetto la nostra azienda come un bunker, installando i migliori e i più sofisticati apparecchi anti-intrusione e badiamo bene a non fare business con persone e aziende che non sono del tutto  trasparenti.  Navigando sul sito dell’azienda ci ha colpito particolarmente la parte dedicata alle resine. A prima impressione sembrava hashish vero e proprio. Invece, di che tipo di resine si tratta?È una replica fedele del vero “fumo”, però senza principio attivo e senza gli effetti di quello vero. Il prodotto se finisse sul mercato nero sarebbe quasi indistinguibile. In Italia non si sa come venderla, allora la vendo all’estero.  La mitragyna speciosa, detta “kratom”, a basse dosi ha effetto stimolante. Potenzia l'attenzione mentale, l'energia fisica e la socievolezza. Può dare ebbrezza. Può aumentare l'energia sessuale e può ritardare l'orgasmo maschile. A dosi leggere ha un effetto rilassante sulla mente e sul corpo. Chi lo usa sperimenta uno stato semi-onirico di euforia, a metà tra la veglia e il sonno. Aumenta l'intensità con la quale si percepisce la musica. La durata dell'esperienza varia da 2 a 5 ore. Il peyote (lophophora williamsii) è un piccolo cactus di 10-12 cm di diametro, di colore blu-verde scuro, bianco o rosato e di forma globulare, che cresce nelle regioni semi-desertiche del nord e del centro del Messico e nel sud degli Stati Uniti (ad esempio nel deserto del Chihuahuàn). La mescalina, il principale fra i principi attivi contenuti nel cactus, fu isolata dal dott. Heffter nel 1896, e da allora è stata utilizzata da un certo numero di artisti, filosofi, psicologi e ricercatori, i quali hanno contribuito alla diffusione che il peyote e la mescalina ebbero poi nella cultura psichedelica degli anni 60 e 70. Il peyote rappresenta una delle droghe allucinogene più popolari e considerate fra le popolazioni indigene del Messico, al punto che per gli indios messicani era a tutti gli effetti una divinità. Il suo uso fra queste popolazioni risale a prima della storia scritta e le caratteristiche religioso-rituali del consumo si traducevano in complesse cerimonie, con peregrinazioni di intere tribù nel deserto. Con l'arrivo dei conquistadores spagnoli e con l'introduzione forzata del cattolicesimo, l'uso del peyote fu considerato peccaminoso e diabolico. Ma i tentativi protratti, ed estremamente violenti, di estirparne il consumo fallirono, al punto che il suo uso finì per estendersi dal sud del Messico, attraverso il nord America, alle pianure centro-occidentali del continente, fino al Canada.A proposito dei semi di peyote che la Vu-Du® Tessier-Ashpool Srl vende, il signor Cardone dichiara che il cactus in questione cresce di pochi millimetri all’anno e che quindi, ammesso che qualcuno ne faccia un uso illegale coltivandolo, per avere la pianta pronta passerebbero circa 50 anni.  Coltivare marijuana? Si può, purchè le piantine non giungano a maturazione La Cassazione assume una posizione meno rigida nei confronti di chi coltiva   marijuana. Con una sentenza, stabilisce che non può essere condannato chi possiede piantine non mature, poiché queste non contengono principio drogante. Qualche mese fa, difatti, la suprema corte aveva affermato che la coltivazione di cannabis costituisce sempre reato anche se in minime quantità. Con la sentenza, la Cassazione ha annullato senza rinvio - "perché il fatto non sussiste" - la condanna inflitta a un 44enne dalla Corte d'appello di Ancona per violazione della normativa sulla droga. L'imputato aveva coltivato 23 piantine di cannabis in un campo vicino a casa. I giudici anconetani avevano "accertato tramite consulenza tossicologica che le piante avevano attecchito sul terreno e se lasciate giungere a maturazione, avrebbero prodotto una notevole quantità di principio attivo". Così lo avevano condannato a un anno e quattro mesi di reclusione e a 3.500 euro di multa.

L'imputato aveva in seguito presentato ricorso al Palazzaccio contro il verdetto della Corte d'appello. L'accusa, per lui, era carente di motivazione, poiché "per giungere a maturazione e a produrre sostanza drogante sono necessari altri fattori favorevoli (terreno, clima, etc.), la cui esistenza non è stata accertata". Ma se, secondo i giudici di Ancona, la coltivazione di marijuana costituisce sempre reato e rappresenta un elemento di pericolo sociale e per la salute dei consumatori, i togati della Cassazione evidentemente la pensano diversamente. Basandosi sul principio della presunzione di non colpevolezza hanno accolto il ricorso dell'imputato. Per la Cassazione, poi, "l'intervento punitivo dello Stato" deve esserci solo quando è concretamente minacciato il bene della salute. In caso contrario, "il giudice, guidato dai principi di ragionevolezza della pena in presenza di una condotta offensiva, deve chiedersi se possa esercitare il potere punitivo dello Stato, sacrificando la libertà personale, per tutelare il bene delle salute, dinanzi a una offensività non ravvisabile neanche in grado minimo".

 

Giulio Carnevale