Maxi operazione anti-prostituzione: 9 romeni in carcere, 30 giovani ragazze liberate

La base operativa della banda era a Lodi, ma le giovani venivano fatte prostituire su via Emilia e Paullese

Parte del materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni

Parte del materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni

La Procura: «È emerso un commercio umano spregevole»

Grande successo per i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lodi, coordinati dalla Procura lodigiana, che hanno letteralmente smantellato una banda romeni che spediva giovani connazionali a vendere il loro corpo sulle strade del Sudmilano. Il bilancio dell’operazione parla di 29 indagati, 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 3 di arresti domiciliari, tutte ai danni di cittadini romeni, accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, alcuni con l’aggravante dell’associazione a delinquere. A ciò si aggiungono la liberazione di 30 ragazze romene tra i 18 e i 25 anni e 16 perquisizioni domiciliari, che hanno portato al sequestro di 9mila euro in contanti, un tirapugni, uno spray urticante proibito in Italia e centinaia di preservativi e prodotti farmaceutici. La maxi operazione, scattata all’alba di giovedì 10 dicembre, è nata a seguito di scrupolose indagini, che spaziano nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, la base operativa della banda di sfruttatori si trovava a Lodi e nei Comuni limitrofi, ma le giovani prostitute erano destinate alle grandi arterie viarie del Sudmilano, soprattutto via Emilia e Paullese. Spesso è risultato come le ragazze fossero fidanzate dei loro stessi aguzzini e che accettassero la vita di strada nella speranza che i guadagni venissero messi da parte per costruire in futuro una famiglia. Quando però le giovani si rendevano conto dell’inganno, ecco che scattavano le minacce verbali e le violenze fisiche, che le riducevano in uno stato di vera e propria prostrazione. Addirittura, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, quando gli sfruttatori valutavano che una prostituta non guadagnava più a sufficienza, non si facevano scrupoli nel rivenderla letteralmente ad altre organizzazioni di  sfruttatori in paesi esteri, a partire dalla Francia. Tra gli indagati figura anche un gruppo di 4 albanesi che si ritiene “affittassero” alla banda le porzioni di strada dove le ragazze venivano mandate ad attendere i clienti, per cifre pari a 250-300 euro la settimana, pagate direttamente dalle prostitute. «Grazie ad un meticoloso lavoro di osservazione, controllo, pedinamento e intercettazioni – ha sottolineato il Procuratore di Lodi, Vincenzo Russo -, è emerso un commercio umano spregevole, che disonora la tradizione civile di territori come Lodigiano e Sudmilano».
Alessandro Garlaschi