Melegnano ai melegnanesi, il grido di guerra di Alessandro Lomi

Il 38enne è al lavoro per un coordinamento territoriale tra le liste civiche del milanese. «Svincolandoci da interessi di partito»
Massiccio. Ma deve esserci un cuore tenero in Alessandro Lomi, melegnanese, metalmeccanico classe 1976 con un piede in trincea e l’altro in famiglia (è padre di due bambini) che accetta, appena eletto coordinatore di Insieme Cambiamo, la nostra proposta di intervista.
Ora quale linea darai al gruppo?
Mi piace dire che non sono io a dare una linea. Deve essere tutto il gruppo che assieme decide di prenderne una. Uno spirito ha contraddistinto la lista civica fin dall’inizio: la nostra mission è fare politica come un servizio che la cittadinanza fa a se stessa.

Cosa vuol dire «un servizio che la cittadinanza fa a se stessa»?
Vuol dire che il cittadino fa politica senza prendere sui temi importanti quelle che sono le direttive che arrivano dalle segreterie provinciali o regionali di partito. Alcuni di noi vengono da esperienze di partito, altri è la prima volta che fanno politica, come Lucia Rossi la nostra consigliera comunale. L’esperienza che ho passato personalmente nell’Italia dei Valori era che su certi argomenti c’erano imposizioni che arrivavano dall’alto. Mi ricordo le pressioni che in campagna elettorale, alle regionali del 2010, io subii dalla segreteria provinciale perché sostenessi un candidato invece di un altro; quando invece a Melegnano decidemmo di sostenere Giulio Cavalli. Tanto che qui a Melegnano si sfiorò il ridicolo perché l’Italia dei Valori si presentò con due banchetti diversi. La mia idea era di sostenere un personaggio del territorio, assieme a tutti gli altri candidati dell’Italia dei Valori.
...e come andò a finire?
Prima di venire espulsi ce ne andammo noi. Molti subirono l’isolamento, sospensioni ed espulsioni dal partito. Chi è andato avanti è stato sospeso; chi invece come noi ha voluto dire basta e denunciare questa cosa, se n’è andato. Scottati da queste esperienze ma vogliosi di fare politica sul territorio, abbiamo detto: facciamolo, ma svincolati completamente dai partiti. Voglio essere libero di poter decidere a Melegnano assieme a tutti i cittadini e di sapere cosa fare, senza subire imposizioni né pressioni dall’alto.
Ti risulta che gli ultimi sindaci melegnanesi siano stati in tutto e per tutto uomini di partito?
Credo che all’interno dei partiti o ci stai secondo le regole di quel sistema, o sei fuori.
La tua personale opinione di questi due anni e mezzo di amministrazione Bellomo.
Sembra che si arrivi sempre all’ultimo e di corsa per poter fare le cose.
Primo problema di Melegnano da risolvere subito?
Dare più ascolto alla cittadinanza, secondo me.
In che modi?
Cercando di interpretare meglio le istanze che provengono dalla cittadinanza, per poi portarle dentro quello che è il Palazzo.
Vuol dire che come minimo ne salta fuori una al giorno.
Sì. Va accorciata la distanza tra politica e cittadino. Vedo che molte volte, passata la campagna elettorale, è come se ognuno tornasse a casa sua.
È il totoscommessa del momento nell’ambiente giornalistico: quanti anni dai ancora all’attuale amministrazione?
Non condivido il modo di amministrare ma, se dura o no, non lo so.
Che rapporto c’è con i giornalisti in città?
Con i giornalisti ho un ottimo rapporto.
Trovi che le informazioni siano sempre puntuali?
No. Come più volte ho ribadito, trovo che venga dato molto più spazio ai grandi partiti solo in quanto grandi. Faccio un esempio, quando abbiamo proposto la mozione sul Manifesto dei sindaci contro il gioco d’azzardo e quando abbiamo promosso il Comitato No Slot, qui a Melegnano mi sembra che la notizia sia passata un po’ sottotraccia. Questa cosa non la capisco, ancora oggi mi chiedo perché: sfogliando i giornali vedo realtà qui vicino a noi che hanno fatto i nostri stessi passi e vedo intere pagine dove la notizia viene data con un certo rilievo.

Marco Maccari