Melegnano, torneo di scacchi: due giocatori non vedenti aprono una polemica con gli organizzatori

Apertura tribolata per il Festival Weekend "Scacchi tra le Torri", tredicesima edizione del torneo scacchistico melegnanese dell’8, 9 e 10 marzo. Il 25enne Fausto Scali, di Arezzo, non vedente, già iscritto lo scorso anno, ha denunciato una «discriminazione ai danni di persone non vedenti» interessate a iscriversi.

Il circolo "La Taverna", organizzatore, per una serie di preoccupazioni di tipo logistico aveva finito con il sospendere la preiscrizione di Maurizio Soppelsa, 56enne vicentino, scacchista, non vedente e amico di Scali.
Il giovane, indignato, ha informato la stampa locale. «Gioco a scacchi da quando avevo 15 anni. Ho disputato tornei in giro per l’Italia, gioco dai 10 ai 20 tornei l’anno. Ho fatto l’organizzatore, con 10-15 non vedenti nello stesso torneo. A Melegnano sono stati gli unici a fare questo - sottolinea il giovane -. L’organizzatore aveva risposto che non disponeva di un assistente per il mio amico né di una seconda stanza dove permettergli di giocare».
Scali illustra la dotazione di cui può avvalersi lo scacchista non vedente: «Quando gioca da solo il non vedente è dotato di un radioregistratore vocale, analogico o digitale, che registra le mosse. Per tenere il tempo usa un orologio in braille, o un orologio digitale parlante». Strumenti che, data la loro natura acustica, hanno indotto l’organizzatore a preventivare una logistica appartata per i due non vedenti.
Parla Maurizio Soppelsa, scacchista da prima dello scontro Fischer-Spassky: «È discriminazione, bisogna sottolinearlo. Si tratta di difendere una categoria. In Italia siamo 30 praticanti. Ho giocato 31 tornei, in Friuli, Toscana, Lazio, Emilia, Marche, Lombardia, ricevo inviti a tornare. Ho sempre trovato grande accoglienza. Questo è uno dei pochi sport dove il vedente e il non-vedente si confrontano quasi allo stesso livello. Avvisiamo sempre in anticipo le associazioni, per non metterle in imbarazzo».

Il circolo "La Taverna" ha poi confermato l’iscrizione, il 5 marzo. «La nostra volontà - spiega Francesco Di Matteo, vicepresidente - era di organizzare al meglio, non quella di non farli giocare. Verificando se l’Accademia delle Arti, struttura che non ha grande capienza (visto che la palazzina Trombini non è più disponibile) avesse stanze per entrambi. Siamo tutti volontari, non vogliamo discriminare giocatori che hanno più passione degli altri».
Interviene Stefano Murgia dell’Associazione Scacchisti Ciechi Italiani: «Siamo rimasti sorpresi. Diversi di noi sono impegnati in tornei nazionali e internazionali: mai avuti problemi nell’iscriversi. Il regolamento prevede la possibilità, non l’obbligo, della presenza di un assistente. L’organizzatore non è tenuto a fornire una sala a parte. Deve solo offrire a tutti il tavolo e la sedia».
Marco Maccari