Un grave pericolo per la salute: il tetto in amianto presso l’ex filanda di via Cavour

Da anni in disuso, la struttura ha conosciuto una triste vita postuma. Dalle voci risentite dei residenti, si direbbe che il proprietario non aspetti altro che il crollo di tutto lo stabile, «sulla testa della gente». Dall’assessore all’Urbanistica, il vicesindaco Enrico Lupini, si apprende che l’impresa Bertinelli mira a costruirvi daccapo un complesso residenziale. La manovra comporrebbe cifre di oneri di urbanizzazione, tali da renderla una torta appetibile anche per le casse comunali. A impedirlo, il no delle Belle Arti: niente torta, l’edificio è di interesse storico industriale. In più, la torta è avvelenata. L’amianto, o asbesto - significa “non estinto, né tinto dal fuoco”-, silicato illegale dal 1994, diffuso nei materiali edilizi italiani, costituisce un pericolo quando il materiale, sgretolato, si inala: ha già provocato in Lombardia, dal 2000, più di 1000 casi certi di mesotelioma, va rimosso per legge (L 257/92, LR 17/03, L 308/04, DL 81/08, Piano Regionale Amianto Lombardia 2005, che obbliga la bonifica entro 10 anni, e ESEDI del 25 gennaio 2011). Distano dal capanno, alla bellezza di 10 metri, i balconi del civico 10 delle vie Trento e Trieste. «Notificammo all’Ufficio Tecnico, anni fa, era sindaco Dolcini. Vennero per fare fotografie, e da allora non abbiamo più saputo niente», dichiarano gli abitanti. «Le piogge favoriscono le annuali infestazioni di rampicanti, bisce e topi, tanto da avere reso necessarie 6 derattizzazioni. Quando una sanificazione dell’area metterebbe il quartiere in qualità, in salute i cittadini».

Marco Maccari