Arrestato il numero due di Regione Lombardia. L'opposizione chiede chiarezza e trasparenza su una vicenda di mazzette e amianto che potrebbe travolgere i cantieri della BreBeMi

Dopo gli arresti di martedì notte che hanno portato alla luce fatti gravissimi in cui sono coinvolti vertici della politica nazionale e locale, alcuni esponenti dell’opposizione in Regione Lombardia e Provincia di Milano, hanno espresso il loro parere sulla vicenda.

Nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30 novembre, sono state arrestate dieci persone (tra politici, imprenditori e funzionari pubblici) e sono stati sequestrati due cantieri dell’autostrada BreBeMi, oltre a una cava, che secondo gli inquirenti sarebbe presto diventata un luogo apparentemente sicuro dove nascondere scarti di amianto. Implicato anche il coordinatore degli staff di Arpa Lombardia, una società che dovrebbe tutelare proprio l’ambiente.

 

Un presunto sistema criminoso che pare ruotasse intorno a un personaggio di spicco della politica lombarda. Si tratta del pidiellino Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia e più volte assessore all’Ambiente nelle precedenti legislature. Nicoli Cristiani è stato arrestato con due pesanti accuse sulle spalle: traffico illecito di rifiuti ed episodi di corruzione. L'ipotesi della Procura è che il "numero due" di Regione Lombardia si sia “intascato” una mazzetta di 100mila euro, offerta dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, per avere accelerato la costruzione di una discarica nel Cremonese. Una cava destinata a ospitare amianto, appunto.

 

Per quanto riguarda i cantieri della BreBeMi, sembra che alcuni tratti dell’autostrada siano stati costruiti, niente di meno, che su una base di rifiuti non trattati e scorie miscelate con materiale di demolizione. Un sistema ingegnoso che, secondo l’imprenditore Locatelli, avrebbe consentito di smaltire rifiuti pericolosi, senza rispettare le cavillose, ma indispensabili, norme di legge per lo smaltimento di questo tipo di rifiuti.

 

«Ribadiamo la nostra piena fiducia nel lavoro della Magistratura – ha dichiarato Massimo Gatti, capogruppo in Provincia della Lista Civica “Un'altra Provincia”, commentando gli arresti dell’alba di mercoledì scorso - e occorre un netto cambio di rotta per ricostruire la classe dirigente lombarda mandando a casa Formigoni e compagnia. È necessario una volta per tutte – precisa Massimo Gatti - fare chiarezza su cosa si vuol fare della BreBeMi. Noi continuiamo a sostenere che vada fermata, così come vanno cancellate tutte le nuove autostrade a partire dalla Tem. Anziché sprecarli in progetti faraonici, i soldi pubblici vanno invece investiti nel trasporto pubblico e nella mobilità sostenibile prolungando la linea M2 verso Vimercate, la M3 verso Paullo e interrando la strada provinciale Rho-Monza».

 

Anche gli esponenti di Italia dei Valori esigono maggiore chiarezza e trasparenza. «Noi dell’Italia dei Valori – ha dichiarato il consigliere regionale Francesco Patitucci - abbiamo sempre chiesto che la politica facesse chiarezza sulla gestione dei rifiuti e del loro smaltimento. I fatti di oggi dimostrano che la nostra richiesta di trasparenza era più che opportuna perché, evidentemente, ci sono persone che hanno tutto l’interesse a costruire una zona d’ombra intorno a questo business».

 

Una visione più ampia della questione è offerta dall’On. Sergio Piffari, segretario regionale di IdV. «A vent’anni da Tangentopoli, la corruzione in politica continua a serpeggiare. Dopo il caso Prosperini, ecco quelli di Penati e Nicoli Cristiani: è la dimostrazione che non siamo davanti a eventi isolati ma ad un vero e proprio sistema». Anche i consiglieri regionali di Sel non hanno trattenuto la loro delusione per i fatti emersi nelle scorse ore. «Formigoni, la sua Giunta, la sua maggioranza – hanno dichiarato Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi - e la loro azione di governo non hanno più alcuna credibilità, progressivamente minata e a questo punto frantumata da una sequenza di inchieste impressionante».

 

Susanna Tosti