Scopriremmo non solo che non c’è notizia di Lega Nord, se non tramite i telegiornali, ma che è impossibile comprendere la portata e la presa del fenomeno Lega. Non fa così scalpore, al Centro Sud, che la Lega non festeggi i 150 anni d’Unità italiana. No, il cittadino italico sembra avere più humour: «Ma come? Proprio al Nord, dove lo Stato c’è, e c’è ragione di festeggiarlo?» pensa, là dove “non arrivò né Cristo, né Stato”. Abbiamo chiesto ai Segretari di Lega Nord Martesana, Circoscrizione Est, come motiveranno la resistenza pacifica del 17 marzo. L’onorevole Marco Rondini, segretario provinciale: «Al Nord le cose funzionano non grazie, ma nonostante lo Stato Unitario, nonostante tributi e balzelli imposti agli imprenditori. Non chiediamo di portare indietro le lancette dell’orologio: nell’attuale congiuntura economica, non possiamo che assecondare la richiesta della categoria industriale di non chiudere le fabbriche, come ci è arrivato dalla Marcegaglia. Si può festeggiare anche lavorando». Celeste Passero, segretario per Settala, non ricorda tanti festeggiamenti nel 1961, per i 100 anni d’Unità. Domenico Facchi, per Paullo e Peschiera: «Premetterei che Bossi è intervenuto, apprezzando il richiamo del presidente Napolitano a festeggiare. Allorquando il federalismo istituzionale sarà introdotto, parleremo anche noi di festeggiare la Nazione Italia». «Il federalismo metterà fine alla politica clientelare della nostra Repubblica: il voto di scambio di DC e UDC, complice il PCI», rincara Rondini. Ma se lo Stato federale «può essere all’avanguardia per tutte le future esigenze dei cittadini», come sottolinea Luigi Cordella, segretario per Mediglia e Pantigliate, la questione assume evidenza visiva: se il migliore seguito alla parola italiana “identità” sia il punto fermo dell’unità, o i punti di domanda delle particolarità locali. Proviamo a immaginare. Che la soluzione, però, non lasci punti in sospeso.

Marco Maccari

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