L’Europa snobba il crocifisso e si accende la polemica

La sentenza più discussa degli ultimi tempi lascia strascichi anche a livello locale. Ecco cosa ne pensano politici e amministratori del territorio

La clamorosa sentenza della Corte Europea, che ‘bandisce’ l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, considerandola una violazione della libertà di scelta di culto, ha sollevato un vero e proprio polverone mediatico.
Anche a livello locale, politici, amministratori e rappresentanti del mondo civico si sono subito mossi per dire la loro su una questione che trascende gli schieramenti. Ecco le testimonianze che abbiamo raccolto.

Massimo Gatti (capogruppo in Provincia di Milano per Lista Civica un'Altra Provincia-Prc-Pdci):
“Penso che non bisogna esasperare i toni minacciando “guerre” ideologiche o di religione. Nel rispetto della fede cattolica e di tutte le fedi, secondo il dettato della Costituzione, con buon senso, secondo le tradizioni e le caratteristiche dei luoghi, bisogna trovare un consenso tra genitori, alunni e insegnanti. I dirigenti scolastici, nell’autonomia riconosciuta al loro ruolo dalla legge, saranno poi i soggetti più indicati per decidere sull’opportunità o meno di esporre simboli religiosi con la dovuta attenzione educativa a valorizzare sempre e comunque i valori di pace e convivenza”.

 

Federico Lorenzini, (assessore di Paullo):
“La fede religiosa è tale quando coinvolge interiormente la vita delle persone e non quando ci si accapiglia sulla presenza o meno del crocefisso, quasi ci siano delle "posizioni da tenere". Un simbolo religioso non può essere offensivo per alcuno, è poco maturo per una società che si imponga la sua presenza così come la sua rimozione”.

Luca Lavinci (consigliere PdL, Paullo):
“Io sono rimasti sconcertato dalla sentenza, che va contro la Carta costituzionale europea che riconosce le origini cristiane dell'Europa. Quando vado in giro per il mondo, per lavoro e turismo, non di certo mi lamento o mi offendo se entro in un luogo anche non sacro e vedo esposto un Buddha o un altarino Indu dove la gente si ferma a pregare. Ho rispetto e ammiro con attenzione la devozione religiosa che il popolo locale dimostra verso la propria religione. Cosi dovrebbe accadere in Europa”.

Mario Riboldi (capogruppo consigliare PdL di Tribiano):
“Sono fortemente in disaccordo con queste sentenza per due motivi principali: uno personale e l’atro politico. Per quello personale è perché sono un cristiano cattolico e il crocefisso è un simbolo nel quale io credo e mi identifico. Per la questione politica il crocefisso simboleggia una società culturale che è quella italiana. Faccio fatica a capire questa sentenza e ha capire come un crocifisso possa ledere alla dignità di altre culture”.

Franco Lucente (sindaco di Tribiano):
“Questo è un attacco mirato alla cultura della nostra storia. Questa sentenza ci ha fatto stupire molto. Se dobbiamo eliminare il crocifisso dai luoghi pubblici allora dovremmo eliminare anche dai libri delle scuole tutte le parti storiche che riguardano la storia della religione cattolica. Quindi vuol dire tutta la divina commedia. La religione cattolica non impone delle regole nostre a chi non è credente, al contrario di altre religioni”.

 

 

Luca Brunet (capogruppo lista Società e Ambiente, Peschiera Borromeo):
"Non c'è dubbio che abbiamo accolto con favore la sentenza della Corte Europea di Strasburgo che dice no al crocifisso nelle scuole italiane. Ritengo sia necessario che ogni stato rispetti tutte le differenti religioni ma sia, altresì, capace di non identificarsi con nessuna. La sentenza, i definitiva, rappresenta un forte monito per riaffermare il valore della laicità della scuola e dello Stato".

 

 

Matteo Maria Parrini (capogruppo Forza Italia verso il PdL):
“Partendo dal presupposto che io sono ateo trovo che nei luoghi pubblici sia giusto esporre dei simboli che rappresentino l’Italia, come la bandiera o la foto del presidente della repubblica, ma non trovo giusto obbligatorio esporre un simbolo religioso, in questo caso il crocefisso. Se una persona si sente meglio nell’esporre, a me sta bene. Certo non trovo giusto che sia vietato metterlo, ma nemmeno che sia obbligatorio”.

Corrado Biondino (consigliere PdL, San Giuliano Milanese):
“Secondo me la sentenza solleva, il problema del rapporto tra Stato e confessioni religiose. La Corte di Strasburgo ha sanzionato il nostro paese a causa dell’esposizione del simbolo del cristianesimo negli istituti “educare i figli secondo le loro convinzioni.
Considerata la mia fede cattolica, non riesco a comprendere in che modo la presenza del crocefisso nei luoghi pubblici possa limitare la libertà religiosa dei singoli, diritto garantito e tutelato dalla Costituzione ed esercitato quotidianamente dai cittadini italiani”.

Antonio Malfettone (Prc Peschiera Borromeo):
“Ci sono problemi più importanti al momento, come ad esempio il lavoro”.

Luciano Buonocore (presidente del?Consiglio comunale di Peschiera Borromeo):
“Mi ha molto colpito la sentenza della corte di Strasburgo sul crocifisso. Penso che questa Europa totalitaria che vuole imporre il laicismo con le sentenze contrasta con i sentimenti religiosi di tutti i popoli europei. L’intolleranza religiosa dei giudici di Strasburgo mi sa molto di un nuovo fondamentalismo laicista. Bene ha fatto il sindaco Falletta a disporre che tutti gli uffici pubblici espongano alle pareti il Crocifisso.

 

Ivan Pellegrino (coordinatore Partito?Socialista, Peschiera Borromeo):
“La decisione della Corte di Strasburgo è inevitabile e scontata. Un plauso per l’impeto con cui l’uomo ed amico Antonio (Falletta, ndr) sottolinea l’importanza del Crocifisso quale simbolo in cui milioni di Italiani si riconoscono. Voglio però  ricordare al sindaco di Peschiera che la stessa Costituzione, in cui è affermata la sovranità del popolo che ne ha legittimato l’elezione, afferma la laicità del nostro stato ed il porsi il tema della difesa delle minoranze diventa oggi un dovere e non una facoltà.
La sentenza della Corte Europea ha almeno il merito di costringere la politica italiana ad occuparsi del rapporto Stato-Chiesa, per troppo tempo nascosto sotto un lenzuolo di ipocrisie”.

Pierangelo Avanzi (capogruppo del movimento “La Fenice per Mediglia”):
“É un argomento delicato che potrebbe toccare la suscettibilità di molte persone. Io rispetto le parti ma non sono né a favore né contro. Comunque, se il luogo in cui ci troviamo è pubblico, in base al principio di laicità dello stato, non credo che debba sussistere l’obbligo della presenza del crocifisso; con tutto il rispetto della religione cristiana”.

Paolo Bianchi (vicesindaco di Mediglia):
“La questione è delicata perché qui stiamo parlando di un simbolo culturale. Mi sembra assurdo che la corte europea faccia certe leggi comunitarie.  Non a caso, noi italiani non condividiamo il sentimento europeista. Nello specifico sono assolutamente contrario alla sentenza in questione. Difenderò questo simbolo a spada tratta.
Spero che con l’elezione del candidato europeo di sinistra, spalleggiato anche dalla destra, la situazione possa cambiare”.

Enrica Colombo (capogruppo lista civica “Base Democratica”, Peschiera Borromeo):
“Crocefisso nelle scuole? Dico  di no. La bandiera italiana e quella europea invece, insieme al ritratto del  Presidente della Repubblica. Insegnare ai ragazzi il rispetto delle istituzioni e della legalità e il senso di appartenenza a una comunità  di uomini e donne che possono avere convinzioni religiose diverse  e un diverso colore della pelle, ma convidono uno stesso mondo e le sue regole. La coscienza civica si forma anche  attraverso i suoi simboli, che sono quelli laici. Etica e  moralità non derivano solo  dal credo religioso”.

IL COMMENTO

“Non fate ad altri ciò che non sia fatto a voi…”
“A me, quel “povero cristo” inchiodato sulla croce del patibolo, non dà fastidio. Anzi, mi ricorda come l’umanità sia sadica, crudele, egoista, burocraticamente politica ed infingarda…”. Così, in poche parole, un definito “marocchino extracomunitario” mi ha detto in risposta alla domanda: “Cosa ne pensi della sentenza europea di togliere i crocifissi dalle scuole?” (nota: il “marocchino” ha titoli di studio da far invidia a qualsiasi politico, ma è “costretto” a fare i mercati vendendo collanine per sopravvivere...).
Effettivamente, che problema c’è? L’Italia ha stipulato un concordato con la Santa Sede e per legge va rispettato, almeno fino a quando esso non viene abrogato. Che diritto hanno altre religioni di interferire con le leggi dello Stato? Quante religioni vi sono nel mondo? Ognuna per il diritto di libertà ha ragione di manifestarsi.
Nessuno contesta la libertà religiosa, ma se si va, per esempio, in Giappone, ci si toglie le scarpe entrando nei templi, per rispetto e libertà, visto che nessuno mi costringe a entrare.
I problemi della scuola sono ben altri. Un “povero cristo” certamente non li risolve a uomini chiusi e terribilmente legati alla “terra”. Tutto poi si risolve in queste pseudo sentenze con un misero rimborso monetario che già fa denotare la “non fede” in qualsiasi religione umana ma piuttosto quelle nel “dio denaro”. La chiesa fatta da uomini terreni, certamente attraverso i secoli ha commesso fatti a dir poco criminosi e pazzeschi. Ma dobbiamo operare una dicotomia fra i rappresentanti della chiesa e lo spirito cristiano della parola sociale. Gli uomini sono uomini, con tutti i loro pregi e difetti, in qualsiasi posizione sociale essi siano. Quando hanno il potere lo usano nel bene e nel male. I personaggi ecclesiastici non si sono sottratti a questa “legge”, anzi ne hanno fatte di tutti i colori. Ma, Cristo, no. Egli va ricordato per i suoi insegnamenti e la rappresentazione di una croce simboleggia il patimento che egli ha subito per insegnarci a vivere. Forse, nelle scuole dovrebbe essere raccontato il motivo di quella statuetta, che non è solo un simbolo religioso del Cristianesimo, ma la testimonianza di amore.

Cesare Bianchi