Milano, Arrestata la "banda del passeggino": divieto di dimora nelle città con metropolitana

Arrestate le 5 donne di etnia rom che commettevano borseggi ai danni degli stranieri, ma non potendo scontare i domiciliari, il giudice ha vietato loro la dimora nelle città dotate di rete metropolitana

Le riprese prima dell'arresto

Le riprese prima dell'arresto

Milano, la Polizia locale ha arrestato 5 donne durante uno dei tanti borseggi che avvengono in metropolitana ogni giorno, e il giudice ha optato per loro una punizione esemplare. Le donne in questione hanno tutte tra i 29 e i 21 anni, sono senza fissa dimora e di origine bosniaca (anche se una è nata a  Roma e un’altra ad Alghero). Insieme hanno accumulato circa 300 precedenti per reati specifici. Una delle donne, da sola, ne possiede 63, per furto, rapina, scippo, evasione, e non sarebbe neppure la più anziana del gruppo. La loro professione risiedeva esclusivamente nel borseggio, derubando soprattutto i turisti stranieri, e il loro “ufficio” era costituito dall'ampia rete metropolitana di Milano. Pensavano di essere immuni da un possibile arresto per il loro essere madri di bimbi piccoli (nonostante la giovane età hanno infatti 27 figli in cinque) o per la condizione di gravidanza in cui alcune si trovavano. Ma per loro sfortuna, la legge questa volta ha agito nel suo possibile. Ecco come si sono svolti i fatti in questione e che hanno colpito l’opinione pubblica. Le cinque donne, tre con bambini piccoli nel marsupio e in passeggino e una quarta incinta al settimo mese, come ripreso dalle telecamere, mettono le mani in borsa a una giovane dai tratti orientali, probabilmente una turista con zaino e ingombrante trolley. Il metodo è sempre lo stesso, e per questo, il gruppo è stato denominato “La banda del passeggino”: la prima donna blocca le porte della vettura con il passeggino, la seconda fa il palo, la terza distrae la vittima e le ultime due estraggono il portafoglio all'ignara vittima designata e se lo passano, il tutto in pochi istanti perché nessuno si accorga di niente. La Polizia locale, Nucleo reati predatori coordinato dal comandante Tullio Mastrangelo, ha già messo gli occhi addosso alla banda e appena scendono dal treno, si procede all'arresto. 
«Gli agenti di Polizia locale presenti a Milano – ha dichiarato Tullio Mastrangelo, comandante della Polizia locale -  e talvolta invisibili perché in borghese, sanno agire rapidamente per sorprendere i borseggiatori in flagranza. In particolare il Nucleo reati predatori, specializzato nel contrasto dei reati di strada, opera nelle vie di grande commercio e lungo le banchine della metropolitana e sta dando buoni risultati. In un anno ha fatto 200 arresti, 21 solo nell'ultimo mese». 
Considerati i precedenti, l’impossibilità di dare gli arresti domiciliari, e considerata la specialità del teatro della loro attività, il giudice decide per una condanna mai pronunciata prima: ha infatti ordinato loro il divieto di dimora nelle dieci città italiane con metropolitana che sia pesante o leggera. Da oggi per le cinque donne è vietato andare a Milano, Roma, Napoli, Bologna, Firenze, Genova, Torino, Brescia, Venezia, Catania. Andrà poi spiegato come le Forze dell'ordine potranno constatare l'effettivo rispetto della sentenza. «Per la sicurezza dei cittadini – ha spiegato Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale - sono fondamentali la conoscenza delle specificità del territorio e la capacità di differenziare le azioni soprattutto nel caso di reati reiterati che comunemente vengono derubricati ‘microcriminalità’ quando sappiamo bene che procurano grande disagio nelle persone. Proprio per questo con i Comuni d’Italia (Anci) stiamo lavorando a un decreto sicurezza urbana da proporre al Ministro Alfano per dare più poteri ai sindaci e incrementare la collaborazione con Polizia di Stato e Carabinieri in tema antidegrado e lotta alla microcriminalità anche con l’inasprimento delle pene». Un segnale forte è arrivato, ma sono necessarie misure maggiormente drastiche per dare un freno a questo fenomeno dilagante, e che purtroppo lascia impuniti molte, troppe persone, che si nascondono dietro alle gravidanze e alle proprie appartenenze per non scontare una giusta pena.