Milano, dividevano con le ladre rom il bottino dei furti: 7 anni a due agenti di polizia

Le borseggiatrici, che agivano prevalentemente in Stazione Centrale, venivano minacciate dai due ex poliziotti: «Se non pagate vi togliamo i bambini»

Una delle borseggiatrici in azione

Una delle borseggiatrici in azione

I due sono stati allontanati dalla polizia

Anziché arrestarle, avrebbero chiesto il pizzo alle borseggiatrici rom che derubavano i passeggeri in transito alla stazione Centrale di Milano per non denunciarle, arrivando persino a minacciarle di portar loro via i figli. Per questo due ormai ex agenti della Squadra Mobile di Milano, C.T. e D.M., assegnati proprio al contrasto del borseggio e degli scippi in stazione, sono stati condannati a 7 anni di carcere ciascuno. I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano li hanno infatti ritenuti colpevoli di induzione indebita e ricettazione. L'inchiesta nasce da una serie di arresti eseguiti nel dicembre 2015 quando, oltre ai due agenti della Mobile messi inizialmente agli arresti domiciliari, finirono in carcere 23 rom accusati di furto e associazione per delinquere. «Se non ci date quello che avete preso, vi togliamo i bambini e vi arrestiamo»: sarebbe stata questa la minaccia cui ricorrevano C.T. e D.M per indurre le borseggiatrici a spartire con loro i proventi dei furti, che oscillavano tra i 5 e i 20 mila euro a settimana. Il collegio giudicante presieduto da Oscar Magi, oltre ad accogliere le richieste di condanna del pm Letizia Mannella, ha anche dichiarato i due agenti, che erano già stati sospesi dal servizio dalla Questura dopo che erano finiti agli arresti domiciliari, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena. In altre parole, qualora la loro condanna dovesse diventare definitiva, i due non potranno più lavorare in Polizia. Il Tribunale ha anche stabilito a loro carico la confisca di 1500 euro ciascuno, cioè la cifra che si sarebbero intascati indebitamente.
Redazione Web