Milano, la tragedia dei 3 operai morti: i dispositivi di allarme non hanno funzionato

Mentre un altro operaio intossicato lotta tra la vita e la morte, per solidarietà ai colleghi, i sindacati dei metalmeccanici hanno indetto una manifestazione in centro venerdì 19 gennaio

La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per far luce sulla tragedia che ha portato alla morte di tre persone sul posto di lavoro in via Rho, presso la Lamina, azienda che si occupa della produzione di acciaio e titanio. Alcuni operai, che avevano inalato gas tossico, erano stati trasportati in codice rosso all’ospedale Sacco e di Monza, ma sono deceduti poco dopo il loro arrivo. Ora si indaga per omicidio colposo plurimo. A quanto riporta l’Ansa, pare che «i dispositivi di allarme, che hanno dei sensori per segnalare le fuoriuscita di monossido di carbonio e azoto, non abbiano funzionato». Di conseguenza gli operai si erano calati all’interno di un forno interrato per effettuare manutenzione ordinaria, erano del tutto ignari del pericolo che stavano correndo. 

A perdere la vita sono stati Marco Santamaria di 43 anni, Giuseppe Setzu, di 49, Arrigo Barbieri di 58. L'unico sopravvissuto è Giancarlo Barbieri, di 62 anni, fratello di Arrigo, che resta ricoverato in condizioni davvero gravi. Due colleghi, che avevano prestato aiuto ai primi, rispettivamente Alfonso Giocondo di 48 anni e Costantino Giampiero di 45, sono rimasti anche loro intossicati ma sembrano ormai fuori pericolo. Tutti e sei erano stati ritrovati svenuti dai soccorsi, che per alcuni testimoni, sarebbero giunti con notevole ritardo sul luogo dell'incidente. Si parla infatti di mezzora di attesa. 

In seguito alla tragedia, è arrivata la solidarietà dei sindacati dei metalmeccanici milanesi riuniti, che hanno proclamato due ore di sciopero per venerdì 19 gennaio. Anche i cittadini sono invitati a partecipare al corteo, che partirà da piazza San Babila alle ore 15.30, raggiungendo infine la prefettura, al fine di chiedere un incontro col prefetto Luciana Lamorgese.