Napolitano bis e l'indegna classe politica - Il servizio di copertina di Box realizzato da Maurizio Zanoni, vicedirettore di 7giorni, in collaborazione con il giornalista e conduttore Vladimiro Poggi

26 aprile 2013 - Il servizio di copertina andato in onda nel programma televisivo Box, sulle reti Telecolor e Primarete Lombardia (ai canali 18 e 89 del digitale terrestre), a cura del vicedirettore del giornale 7giorni Maurizio Zanoni, in collaborazione con il giornalista e conduttore televisivo Vladimiro Poggi.

Lentamente muore la democrazia. L'investitura del dodicesimo Presidente della Repubblica italiana ha esautorato il popolo della sovranità di cui dovrebbe godere. La logica che ha prevalso nella rielezione di Giorgio Napolitano fa stecche con le intenzioni pomposamente millantate dalla maggioranza della classe politica. Le stesse, in cui ciascun italiano ha riposto aspettative qualche mese fa, con la riserva che non venissero disattese. A illusione svanita, però, alla sconfinata lista si aggiunge l'ennesima beffa.

La XVII legislatura, dunque, simboleggiante una forte volontà riformista del sistema, non è stata in grado di esprimere il candidato che avrebbe potuto quantomeno incarnare la sterzata generazionale di cui tutti hanno bisogno. Lo sdegno è trasversale e nemmeno più quantificabile: i partiti negli ultimi tempi si sono sollazzati in giochetti di potere focalizzandosi - a ragion veduta - sui loro interessi. Nessuno è arretrato di un passo innanzi al bisogno di adottare una posizione condivisa per il bene del Paese, la cui sorte resta tutt'ora più incerta che mai.

Così, a fronte dei sussulti delle prime consultazioni per il Capo dello Stato, per non sbagliare nuovamente, quasi tutti gli schieramenti hanno individuato nella persona di Giorgio Napolitano il successore di se stesso. 738 voti favorevoli - un vero e proprio plebiscito - hanno affidato al nuovo-vecchio inquilino del Quirinale un altro settennato. Evento, peraltro, mai verificatosi nella storia della Repubblica Italiana, sebbene nella Costituzione non vi sia traccia alcuna di chiusura o preclusione.

In una politica orfana di carattere decisionale, Giorgio Napolitano, più di ogni altro conscio della situazione attuale, si è perciò sobbarcato le responsabilità di un Paese sull'orlo del precipizio, malgrado le giustificazioni alle quali avrebbe potuto addurre. Non più nel pieno dell'età, con 87 primavere sulle spalle, veglierà ancora sull'Italia dall'alto del Colle, con la consapevolezza dei propri limiti e della mole di lavoro che dovrà svolgere. Onore quindi al merito: ha scacciato la renitenza e si è fatto trovare presente alla chiamata, almeno lui...
Pesa, e non poco, l'onta di una classe politica incapace di esprimere un degno successore, aliena ai sentimenti popolari. Un vulnus per gli italiani che mortificati accusano il colpo. Ma prima o poi si stuferanno di subire passivamente e allora, forse, ne vedremo delle belle.

Maurizio Zanoni