Sotto i colpi della crisi economica - Il servizio di copertina di Box realizzato da Maurizio Zanoni, vicedirettore di 7giorni, in collaborazione con il giornalista e conduttore Vladimiro Poggi

24 maggio 2013 - Il servizio di copertina andato in onda nel programma televisivo Box, sulla rete Telecolor (al canale 18 del digitale terrestre o in streaming al sito www.telecolor.net), a cura del vicedirettore del giornale 7giorni Maurizio Zanoni, in collaborazione con il giornalista e conduttore televisivo Vladimiro Poggi.

Sotto i colpi della crisi economica. In un vorticoso bombardamento di notizie che mai una volta delinea un cambiamento in positivo per il destino degli italiani, fa breccia l'ultima "nuova" emessa dall'Istat: nel primo trimestre del 2013, il Pil si è contratto dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,3% in riferimento allo stesso periodo in analisi nell'anno 2012. Una parabola discendente, dunque, che ha portato al record, negativo si capisce: una recessione dilatata, ininterrotta da 7 trimestri, che non si verificava dal 1990.

Il Pil o Prodotto Interno Lordo, ossia lo strumento per misurare il valore dei beni e dei servizi realizzati all’interno di una nazione in uno specifico arco di tempo - su base trimestrale e annuale -, restituisce una situazione incontrovertibile dove si palesa, oggi e nel domani più prossimo, un consistente calo congiunturale e conti che sono balzati alle stelle.

Bandita da ogni documentazione l'accezione "crescita economica" resta salda solamente alle poche speranze di ripresa, perché nella pratica il leitmotiv è solo uno: recessione. Lo spread - altro termine di nuova concezione -, invece, cade in disuso, almeno per un po'.

Trascendendo il linguaggio prettamente economico e se volete un po' naif, la cui importanza è indiscutibile a certi livelli, l'italiano comune misura la propria condizione con un indicatore rudimentale ma allo stesso tempo molto pratico: le proprie tasche. Tasche che ultimamente sono sempre più vuote e che impongono un regime di austerità, mai sperimentato in prima persona dalle nuove generazioni.

Così, si tira la cinghia - come facevano i nostri nonni - tagliando i costi e privandosi dei beni superflui, proprio come prevede la spending review, seppur con parole terra terra e maggiormente popolari. L'Italia - non scordiamolo - non è un paese di professori.

Le cause della scarsa capacità del Belpaese di produrre ricchezza sono imputabili perciò alla mancata adozione di efficaci misure in materia di trasporti e di logistica che incidono negativamente sulla accessibilità della rete. Così come le lungaggini burocratiche, il magna magna della classe politica, lo strozzinaggio del sistema bancario, la pressione fiscale asfissiante, la corruzione e l'evasione del fisco.

Non siamo però soli, e non è consolatorio: da qualche tempo la Francia di François Hollande ci segue a ruota nel gorgo della recessione. Non da meno è l'Eurozona, genuflessa al segno meno del Pil. I dati compongono pertanto uno scenario allarmante, tutto sta andando a rotoli?

Maurizio Zanoni