Davide Del Grosso, un giovane talento del teatro, che insegna a Paullo: «La città e i centri rischiano ormai di essere vecchi. Mentre in alcune periferie c’è fermento»

Davide del Grosso, uno dei talenti sfornati dalla scuola di recitazione Quelli di Grock è stato invitato, per la prima volta, a condurre un laboratorio di teatro per adulti nel Comune di Paullo. Ecco che cosa ne pensa delle periferie

Se vuoi fare teatro, lo farai. Questa la fiducia che emana Davide del Grosso. Un attore di 23 anni che si è formato presso la scuola di recitazione di Milano, Quelli di Grock. Nonostante la sua giovane età, ha iniziato quattro anni fa a “guidare” corsi di teatro nelle scuole dell’hinterland milanese. Per la prima volta, nell’ottobre del 2011, è stato chiamato dal Comune di Paullo per condurre un laboratorio annuale di teatro per adulti, presso la Casa dell’Acqua di via Buonarroti. Chi ha frequentato le sue lezioni non esita a definirlo un piccolo guru. Sarà per la forza dei suoi sogni o per il suo aspetto. Una figura magra e tonica, due occhi vispi che puntano dritto in faccia l’interlocutore e una chioma di capelli lunghissimi. L’aria di chi è consapevole delle proprie competenze e di chi sa fin dove spingere gli altri. In un percorso di ricerca. A volte acrobatica. Da tempo, lavora per la compagnia Comteatro, di Corsico, sotto la direzione artistica di Claudio Orlandini.

Come ti sei avvicinato al teatro?

È una passione che ho coltivato fin da piccolo. I primi passi su un palcoscenico da bambino, gli adulti che hanno visto in me un’attitudine da non buttare via… Da allora non sono più sceso. Ho continuato a studiare per formarmi come attore professionista. E continuo a frequentare corsi per aggiornarmi.

Qual è il tipo di teatro che preferisci?

Il teatro di ricerca. Adoro il lavoro di Jerzy Grotowski, regista polacco fondatore del Teatro Laboratorio e dell’attore Ryszard Cieslak.

Che cosa accade quando porti il tuo modo di lavorare in una realtà come quella di Paullo, una periferia lontana da un certo tipo di teatro?

Innanzitutto, è importante il clima di fiducia che si viene a creare nel gruppo. Non invento niente. Propongo e cerco di trasmettere quello che ho imparato lungo il mio percorso e che ho sperimentato sulla mia pelle. Noto che c’è una grande voglia nelle persone di esprimersi. Concordo con chi trova che la città e i centri rischiano ormai di essere vecchi. Mentre potrei dire che in alcune periferie c’è fermento. Ad esempio, nella stagione 2011-2012 è stata avviata la prima edizione di Invito a teatro in Provincia - una formula di abbonamento a spettacoli teatrali che va ad ampliare l’offerta di quell’Invito a Teatro che a Milano esiste da oltre 30 anni. Un segnale importante del fatto che il teatro in alcune parti dell’hinterland milanese c’è ed è vivo.

Un progetto che ti piacerebbe realizzare?

Un lavoro ispirato a “Gli ultimi giorni di Pompeo” del fumettista Andrea Pazienza.

Alessandra Moscheri