67esima maratona per il fuoriclasse Raffaele Brattoli Con Boston ha chiuso anche il circuito delle Top Five

Per uno poi che si chiama Raffaele Brattoli e che ha corso nei quattro angoli del globo terrestre, collezionando peraltro 66 maratone – con quest’ultima 67 – questo anelito sportivo diventa quasi una coercizione; soprattutto se considerato che con Boston si suggellerà il cerchio delle cinque maratone più importanti al mondo. Così, sgambettando alla 115esima edizione della maratona bostoniana – archiviata in scioltezza, in poco meno di 4 ore – l’atleta peschierese ha nuovamente tradotto in realtà quello che per molti rimarrà unicamente un sogno utopistico. «È una gara che ho voluto affrontare con leggerezza e serenità – racconta –. Non a caso, mi sono soffermato più volte a battere il “cinque” ai piccoli spettatori che, da dietro le transenne, mi tendevano la mano». Un clima quindi di festa, così spensierato, che ha portato lo sportivo a interrompere la sua regolare andatura e ad arrampicarsi addirittura su una camionetta per porgere un saluto ai Vigili del fuoco in servizio! Ma partiamo da principio. Tutto ha avuto inizio alle ore 6.00 del 18 aprile 2011. Dopo la sveglia e una nutriente colazione, i maratoneti sono stati caricati sugli autobus per raggiungere la cittadina rurale di Hopkinton, indicata come punto per la partenza. Come avviene solitamente in questi casi – visto l’esorbitante numero di adesioni, pari a circa 35.000 – i gruppi sono stati frazionati secondo una certa sensata logica, al fine di evitare potenziali congestionamenti e problemi eventualmente connessi. Ore 10.00, si aprono le danze con i primi scaglioni. «La mia gara è cominciata alle 10.40, quando il sole era già alto nel cielo – racconta il fuoriclasse, Raffaele Brattoli –. Sorpresa inaspettata che mi ha causato nondimeno una fastidiosa scottatura alle spalle». Nonostante questo piccolo inconveniente, la competizione è però proseguita senza altri intoppi. E, dopo aver attraversato i villaggi di Ashland, Framingham, Natick, Wellesley e Newton – come riporta fedelmente l’informatissimo sito dell’agenzia di viaggi che ha organizzato la trasferta dall’Italia www.terramia.com – il corridore ha finalmente tagliato il traguardo, in Copley Square, nel centro cittadino della capitale del Massachusset. «Avrei potuto correre ancora per diverso tempo – commenta il podista –. Ma il mio obiettivo, stavolta, consisteva nella conquista dell’ultima maratona mancante delle “Top Five”, le cinque competizioni internazionali più prestigiose (New York, Chicago, Boston, Londra, Berlino – riportate in ordine di preferenza)». L’ennesimo risultato utile per un campione che ha chilometri da vendere! Un po’ meno utile, invece, l’abbattimento del record del mondo del keniano Geoffrey Mutai – con l'incredibile tempo di 2h03'02" – non omologato a causa di alcune eccedenze non previste dai regolamenti IAAF: una sovrabbondante ondulazione del percorso e un dislivello pari a 130 metri. Comunque, malgrado lo storico fascino che avviluppa i 42 chilometri e 195 metri della più che centenaria classica di Boston, la maratona più sentita rimane, secondo Raffaele Brattoli, quella della Grande mela. Ed è proprio a New York che, nel 2000, è cominciata – e mai più interrotta – la sua inesauribile veemenza per la corsa. Tant’è vero che il prossimo 6 novembre, assieme ormai al suo assodato sponsor tecnico “Orobianco” e al media partner “7giorni – il giornale del Sud Est Milano” ritornerà lì, per percorrerla nuovamente.
Maurizio Zanoni