L’acqua che sgorga da un pozzo, una gioia immensa per tante piccole vite

inaugurato il terzo pozzo da Raffele Brattoli in memoria di Andrea De Nando e Tommy Onofri

In Etiopia muoiono al giorno 7 bambini su 10, entro i dieci anni di età, a causa di malattie legate alla mancanza di acqua potabile. Chi ha scelto di non rimanere indifferente a questa inaccettabile condizione di vita è Raffaele Brattoli, il runner peschierese che corre per la solidarietà. Uno sportivo dalle grandi ed estreme prestazioni, mosso dal desiderio di aiutare concretamente una delle popolazioni più povere al mondo, quella etiope. E forse sono state proprio le sue imprese estreme, dove Raffaele ha toccato con mano il significato delle privazioni e della mancanza dei beni di prima necessità, che lo hanno portato a prodigarsi, insieme a Elisabetta Cipollone, mamma di Andrea De Nando, per il miglioramento delle condizioni di vita del popolo etiope. Raffaele Brattoli è tornato da poco dal suo ultimo viaggio in Etiopia, dove ha inaugurato a Matar il terzo pozzo costruito grazie alla raccolta fondi “Un pozzo per Andrea”: «In questo viaggio non sono stato accompagnato da Elisabetta a causa delle condizioni climatiche difficili, la temperatura si aggirava intorno ai 50° C, e dei suoi impegni legati al processo per la morte del figlio Andrea. È stato un viaggio impegnativo ma sicuramente ricco di soddisfazioni e di gioia – racconta e prosegue Raffaele . Sono partito il primo marzo per Gambella, dove ad attendermi c’era padre Filippo Perin, prete salesiano missionario, che mi ha accompagnato in tutti i villaggi che ho visitato. Abba Filippo, come viene chiamato in Etiopia, è una persona straordinaria la cui opera, insieme a quella del Vescovo di Gambella Angelo Moreschi, è sorprendente e meravigliosa». I due missionari italiani si stanno impegnando da circa dieci anni affinché i bambini e le famiglie etiopi possano godere degli stessi diritti di quelli occidentali. La forza del loro intervento non sta nel semplice gesto caritatevole, ma nel favorire lo sviluppo e la vita. Raffaele spiega: «L’opera missionaria di padre Filippo e padre Moreschi si realizza nell’acquisto di campi, che vengono preparati per poi essere donati alle famiglie del luogo, affinché li coltivino e ne traggano cibo e guadagno. I ragazzi vengono mandati ad Addis Abbeba a studiare, così da poter diventare autonomi e imparare a produrre beni di prima necessità come mais, riso e caffè». La prima tappa del viaggio è stata al villaggio di Matar, dove una grande festa ha celebrato l’apertura del pozzo, dedicato ad Andrea De Nando e al piccolo Tommy Onofri: «È stata un’esperienza meravigliosa e l’emozione più forte è stata quella di vedere i bambini riempirsi di gioia e buttarsi a pesce quando l’acqua ha cominciato a sgorgare dal pozzo. Il viaggio è proseguito alla volta di altri quattro villaggi, tra i quali ne sono stati individuati due dove verranno costruiti i prossimi pozzi» spiega Raffaele Brattoli. Entro sei mesi vedranno la luce i due nuovi pozzi nei villaggi di Kobon e Shirimascianghir; Raffaele chiarisce: «I due pozzi che verranno costruiti sono già stati finanziati grazie alla raccolta fondi e costeranno 20.000 euro. Sono tante le persone che contribuiscono a realizzare questi progetti e che mi sento di dover ringraziare. È la generosità di chi mi conosce che rende possibile tutto ciò. Un grazie particolare va soprattutto alle persone che mi hanno sostenuto nell’ultimo viaggio come Gloria del Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e Marisa, volontaria missionaria». Con grande umiltà Raffaele Brattoli ha definito il suo contributo alla causa etiope “solo una piccola goccia” e scegliamo di concludere il racconto del suo viaggio dedicandogli una bellissima frase di Madre Teresa di Calcutta: «Quello che noi facciamo è solo una goccia nel mare ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno».

Greta Montemaggi