Carlo Cotti: il dolce ricordo di Elizabeth Taylor, l’ultima Diva

Ma non tutto è perduto: esistono le pellicole, che ne hanno immortalato la grazia e il talento – in primis, i film che ne hanno decretato l’Oscar: Venere in Visone di Daniel Mann (1960) e Chi ha paura di Virginia Wolf? di Mike Nichols (1966) – e, come per tutti i comuni mortali, i ricordi. Noi abbiamo avuto il privilegio e il piacere di ascoltare le memorie di un uomo che lo sguardo magnetico della Taylor l’ha visto molto da vicino, avendo condiviso con lei e Richard Burton – uno fra i suoi 7 mariti, tutti amati – diversi momenti della propria carriera: stiamo parlando di Carlo Cotti, il cineasta che, tra una tappa a Roma, una negli Stati Uniti e un’altra Oltralpe, torna sempre a vivere nella città della sua infanzia, San Giuliano Milanese. «La vita continua e il cielo si riempie di nuove stelle… stelle che, di luce propria, già brillavano in terra» esordisce poeticamente Cotti. «Elizabeth Taylor la si ricorderà per sempre giovane, come Liz in Torna a casa Lassie, quando aveva 9 anni. Non mi interessa ricordarla come i gossippari di mestiere; la voglio ricordare come donna, amica, grande attrice… e moglie fedele di Richard Burton. Nel 1965/1966, bella come il sole, l’ho incontrata per la prima volta ne La Bisbetica domata di Shakespeare, con la regia di Franco Zeffirelli. Avevo 26 anni. Pur di lavorare in quel film, sebbene fossi già aiuto regista, accettai di essere un assistente». Cotti sarà subito dopo l’assistente alla regia di Richard Burton per Il dottor Faustus (1967): nella fotografia di gruppo che ci ha offerto, è «quel giovane con tanti capelli proprio dietro a Burton». Gli scatti sono di Gianni Bozzacchi, un importante fotografo che per anni ha accompagnato la coppia Taylor-Burton. In Riflessi in occhio d’oro (1967), con la Taylor e Marlon Brando, Cotti è assistente di John Huston: nei titoli di coda, «purtroppo, per motivi sindacali il mio nome non appare… ma di quel film ho ricordi splendidi. La fotografia di Elizabeth che corre – racconta Cotti – mi servì per trovare una controfigura per le scene di nudo». Con la Taylor e l’unico marito che l’attrice ha sposato due volte, Cotti è ancora sul set di La scogliera dei desideri (1968) di Joseph Losey, «realizzato totalmente in Sardegna. A Capo Caccia, i due grandi interpreti vivevano in un bellissimo yacht e io – rimembra Cotti – ogni mattina dovevo andare a svegliarli. Un giorno mi hanno confessato: “Sai che è la prima volta che dormiamo nella stessa stanza, con lo stesso letto e lo stesso bagno?”». Cotti rivedrà la coppia – ma solo Burton recita – nel suo ultimo film come aiuto regista, sempre di Losey: L’assassinio di Trotsky (1972). «Per Natale, alla prima del film, Elizabeth, che era pazza per gli animali, mi ha regalato un cagnolino pechinese, Fatsoul, di 6 mesi, che ha accompagnato il mio papà fino a 90 anni».
Una frequentazione professionale che sfocia in amicizia, già dopo la terza pellicola: Elizabeth e Richard, infatti, ospitano per sei mesi a Londra il giovane Carlo, da loro scherzosamente rinominato Charly Cookie, «in un minuscolo appartamento all’ultimo piano del palazzetto dei loro uffici in Bruton Street», per consentirgli di migliorare il suo «inglese “scolastico”». Non solo: «Con la coppia dovevo debuttare come regista, con loro stessi produttori, ma il destino, la cattiveria umana senza senso, non me lo hanno permesso. “Ma sono i no che la vita ti dà, che ti formano… non sono le carezze”: queste sono le parole di una telefonata lunghissima, che i due grandi attori mi hanno fatto quando il progetto naufragò… e che saranno sempre con me» ricorda Cotti.
Una fra le ultime occasioni in cui Cotti incontra la Taylor è «nel 1985, a Bari, al teatro Petruzzelli: interpretava una cantante lirica nel film su Toscanini di Zeffirelli». E, nonostante lo scorrere degli anni, l’ha ritrovata sempre la stessa «Elizabeth: una grande donna, umana, una grande anima generosa», rammenta sorridendo il nostro regista.

Novella Prestigiovanni