Presidio antisfratto alle case popolari di Csa Eterotopia e Coordinamento Lavori Uniti

La storia è quella di Radwane Dakouni, 41enne di origine marocchina, regolarmente in Italia dal 1996 con la moglie Rachida e i figli, entrambi nati nel nostro paese. Dopo aver lavorato per anni come magazziniere all’ortomercato di Milano, nel 2009 la società che lo aveva assunto è fallita, segnando per Radwane l’inizio del calvario: da allora l’uomo ha trovato solo lavori saltuari, che non gli hanno più permesso di pagare l’affitto di oltre 600 euro mensili, causandone così il conseguente sfratto. Così, proprio come accadde per Fadel, Eterotopia e il Coordinamento Lavoratori Uniti, cui si sono congiunti un gruppo di militanti anti-sfratto di Milano, di Rifondazione Comunista e del Partito Comunista dei Lavoratori, il 6 ottobre hanno organizzato un nuovo presidio in via Gorky n° 12/D, di fronte all’abitazione di Radwane. La manifestazione ha ottenuto il risultato di posticipare il provvedimento di ulteriori due mesi, ma la condizione di Radwane, e quella di altre persone come lui, rimane di estremo disagio. Proprio allo scopo di fare fronte a questa emergenza abitativa, Eterotopia ha avanzato l’idea che una parte dei nuovi appartamenti di edilizia comunale, ricavati dalla vecchia cascina Selmo, venga temporaneamente messi a disposizione di queste persone, che sono già inserite nella graduatoria per un alloggio a canone sociale. A questa proposta, si è aggiunta quella ancora più radicale del PCL, che ha chiesto una requisizione delle terze-quarte case di edilizia privata residenziale sfitte, al fine di assegnarle provvisoriamente a chi si trova in situazioni di seria difficoltà. La speranza di chi si è mosso a sostegno di questa causa è quella che il Comune affronti con decisione l’emergenza casa che, complice la recente crisi economica, è divenuta una realtà comune a molte famiglie.

Alessandro Garlaschi