Toni si esprime sulla crisi di Genia, le cui «responsabilità andranno attribuite»

Una biografia rosea stando al triennio 2006-2008, con un aumento degli investimenti sui cespiti di proprietà comunale per quasi 34 milioni di euro. Genia ha messo mano un po' ovunque: gas, edilizia residenziale pubblica, arredo urbano, verde, scuole. Il fatturato è cresciuto fino al 2008 di pari passo con l'organico e l'apprezzamento dei cittadini per i servizi erogati. Secondo Toni, il dramma inizia quando Genia comincia a indebitarsi sul breve termine. Quote ingenti che ora, complice la crisi del mercato creditizio, fatica a restituire. Le nubi si addensano, quindi, non tanto sui bilanci economici, bensì su quelli finanziari, per un'esposizione da 58 milioni di debiti. Qualcosa deve essere andato storto nel circuito che vedeva Genia investire e il Comune tamponare i costi con gli oneri di urbanizzazione. Toni ammette qualche “zona grigia”, cioè poco trasparente, da parte dell'amministrazione societaria, ma aggiunge che «si è fatto un investimento in scuole e case pubbliche, non si è scappati con il bottino ai Caraibi» e invita a distinguere il debito che produce utili (le tasse che si ricavano da un servizio sul quale si è investito), dal debito tout court. La ricetta di Toni per il futuro? Due i punti fermi: ridurre gli appalti a ditte esterne e incrementare il margine operativo lordo, considerato ora troppo basso dalle banche, introducendo una piccola leva tariffaria sui settori che tradizionalmente Genia gestisce ed evitando così tagli occupazionali.

Sara Marmifero