Travaglio all’Ariston, un successo strepitoso

Non un semplice lavoro di documentazione in forma teatrale: “Promemoria” è il ritratto di un giornalismo puro, regalato con fatica a spettatori increduli, di fronte alla lucidità con cui Travaglio affronta il suo lavoro. Come se, in Italia, essere giornalista e essere preparato e incorruttibile siano divenuti concetti inconciliabili. «La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più niente. La storia è maestra, ma nessuno impara mai niente». Questa, l'apertura. Il seguito, un ininterrotto racconto dei fatti che intercorrono dagli anni di Tangentopoli fino ai giorni nostri. Corruzione, mafia, processi in prescrizione, truffe allo Stato. Tematiche in corto circuito con l'informazione mediatica attuale, capace di insabbiare i fatti relegando i cittadini al ruolo di semplici consumatori. Snodi che “Promemoria” ha saputo sciogliere e dare in mano al pubblico con generosa semplicità, comprovando come l'obiettivo del giornalismo possa ancora essere un'informazione libera e pura. La sua inconfondibile ironia, tratto amaro perché attinta dalle ingiustizie dell'oggi, si unisce a un'attenta e impareggiabile preparazione, che analiticamente sconvolge lo spettatore, lasciandolo interdetto tra risate e rabbia. Con feroce freddezza, Travaglio porta in scena l'Italia degli scandali e della corruzione, dove mafia e politica si uniscono in un unico potere cui abbiamo regalato le sorti del nostro Paese. Un giornalista d'eccezione - o forse, un semplice giornalista che svolge la sua professione - che è possibile leggere tra le pagine de “Il Fatto quotidiano”, a oggi l’unico giornale a livello nazionale privo di sovvenzionamenti statali.

Elisa Murgese