Caso Boffalora: sarà la Giunta a decidere. Intanto i residenti “annegano” tra spese e infiltrazioni
La situazione futura del quartiere Milano Santa Monica - più conosciuto come Boffalora - si prefigura sempre più critica e ingarbugliata. Dal punto di vista politico, tutto è chiaro: sarà di competenza della Giunta decidere sulla cessazione della convenzione urbanistica stipulata nell'ormai lontano 2005.
«Studieremo altre strade che non siano quelle del consiglio comunale e ne parleremo in giunta», ha dichiarato l'assessore al territorio Ezio Lazzari, nel consiglio del 30 giugno, annunciando la decisione presa dopo la clamorosa bocciatura della delibera – atto che serve a chiudere ufficialmente la procedura di decadenza della convenzione - presentata nel precedente consiglio.
«Agiremo cercando di capire cosa convenga fare – ha aggiunto, a microfoni spenti, il sindaco Alessandrini – e prima di procedere con una eventuale richiesta danni, ci consulteremo con gli avvocati del condominio (i condomini del lotto 1 sono in causa con l'operatore dal 2011) per evitare di danneggiare, con le nostre decisioni, la causa già in essere. Ci sarà coordinamento tra i legali; anzi chiedo il contributo di tutti gli avvocati presenti nel consiglio affinché mettano a disposizione le loro competenze – ha concluso – per risolvere una vicenda così delicata».
Sul versante residenti, invece, la situazione appare sempre più drammatica. Lontani dai servizi, proprietari di abitazioni in una area desolata - per colpa del fallimento del progetto che su 24 palazzi previsti ne vede oggi realizzati solo tre - alle prese con enormi problemi di infiltrazioni nei box allagati a causa dell'innalzamento della falda, le famiglie residenti sono allo stremo. «Siamo al limite – ha dichiarato Alessandro Tinelli, rappresentante dei residenti, durante l'ultima commissione territorio – il rischio del fallimento del condominio per le ingenti spese (dovute all'installazione delle pompe idrovore che funzionano quasi in maniera costante per aspirare l'acqua) è ormai vicino».
«Agiremo cercando di capire cosa convenga fare – ha aggiunto, a microfoni spenti, il sindaco Alessandrini – e prima di procedere con una eventuale richiesta danni, ci consulteremo con gli avvocati del condominio (i condomini del lotto 1 sono in causa con l'operatore dal 2011) per evitare di danneggiare, con le nostre decisioni, la causa già in essere. Ci sarà coordinamento tra i legali; anzi chiedo il contributo di tutti gli avvocati presenti nel consiglio affinché mettano a disposizione le loro competenze – ha concluso – per risolvere una vicenda così delicata».
Sul versante residenti, invece, la situazione appare sempre più drammatica. Lontani dai servizi, proprietari di abitazioni in una area desolata - per colpa del fallimento del progetto che su 24 palazzi previsti ne vede oggi realizzati solo tre - alle prese con enormi problemi di infiltrazioni nei box allagati a causa dell'innalzamento della falda, le famiglie residenti sono allo stremo. «Siamo al limite – ha dichiarato Alessandro Tinelli, rappresentante dei residenti, durante l'ultima commissione territorio – il rischio del fallimento del condominio per le ingenti spese (dovute all'installazione delle pompe idrovore che funzionano quasi in maniera costante per aspirare l'acqua) è ormai vicino».
Come si legge in una relazione del condominio, «le infiltrazioni (nei mesi estivi) sono repentinamente aumentate con conseguente allagamento di tutto il piano interrato -2 (dove nel lotto 1 sono stati costruiti i box), compresi locali contatori, locale di comando pompe, cantine e fosse ascensori. Tutti gli ascensori sono stati bloccati. Si rende pertanto necessaria la messa in sicurezza dell’immobile, almeno con gli interventi minimi di spostamento al piano -1 dei contatori e del quadro di comando delle pompe e l’arresto al piano -1 di almeno un ascensore per scala».
«La soluzione delle pompe – ci racconta Margherita che vive alla Boffalora con il marito Gino e le tre figlie – può essere solo temporanea. Non solo per i costi che comporta, ma soprattutto perché l'azione continua dell'acqua porterebbe prima o poi all'erosione delle fondamenta».
«La soluzione delle pompe – ci racconta Margherita che vive alla Boffalora con il marito Gino e le tre figlie – può essere solo temporanea. Non solo per i costi che comporta, ma soprattutto perché l'azione continua dell'acqua porterebbe prima o poi all'erosione delle fondamenta».
E pensare che, almeno sulla carta, la Boffalora doveva essere un quartiere da sogno. Agli occhi di chi passa, dei 24 palazzi previsti, della scuola, della chiesa, dei negozi, nessuna traccia. E per tante famiglie, il sogno si è trasformato presto in incubo. In causa con l'operatore dal 2011, i residenti del lotto 1 – costruito per primo e per questo il solo soggetto ai danni delle infiltrazioni - ancora oggi, tra rinvii, approfondimenti, perizie,attendono la soluzione di questa triste vicenda.
Cristiana Pisani
Cristiana Pisani