Non abusiamo del territorio: sì alle cave solo se sono necessarie. Ecco come opera la Provincia al fine di tutelare l’ambiente

Fabio Altitonante

Assessore al Territorio prov. Milano
Ogni volta che si presenta un progetto infrastrutturale, si fa necessariamente riferimento al tema delle cave.

L’attività estrattiva di materiali per le costruzioni edilizie e stradali è gestita dalla Provincia, che elabora, coerentemente con il fabbisogno complessivo di materiale inerte, un Piano Cave, per identificare gli ambiti territoriali in cui è consentita tale attività e determinare i tipi e le quantità di sostanze estraibili. Nel territorio del milanese il Piano vigente prevede 32 ambiti estrattivi di ghiaia e sabbia. In particolare, nell’area del Sud Est si sono realizzate cinque cave, tutte all’interno del Parco Sud. Oltre a questi poli estrattivi, si deve fare riferimento alle cosiddette “cave di prestito”, a cui si può ricorrere per la costruzione di grandi opere, come la Tangenziale Est Esterna. Stiamo operando, quindi, per ridurre la pressione ambientale e non lacerare il territorio con ulteriori scavi. Abbiamo individuato soluzioni alternative e stralciato alcune previsioni, che avrebbero recato danno all’ambiente. Le cave di prestito, infatti, si sarebbero sommate a quelle già in corso di escavazione e a quelle previste per altre due grandi infrastrutture, Pedemontana e Brebemi, che ricadono sulla stessa area. Le richieste sono state accolte dal Cipe, il Comitato Interministeriale che ha approvato il progetto definitivo. La Concessionaria Tangenziale Esterna S.p.A. dovrà, quindi, aggiornare il progetto dell’opera, valutando l’eventuale disponibilità di siti alternativi rispetto a quelli di Gorgonzola e di Melzo-Pozzuolo Martesana. L’obiettivo della Provincia è dimezzare il numero di poli estrattivi previsti, riducendo le cave temporanee da quattro a due.