Serve un cambiamento vero affinchè la scuola ricominci a funzionare

 

L’educazione è determinata dal tipo di rapporto che il singolo individuo impara a stabilire con tutto ciò che è pertinente all’ambiente nel quale vive, mentre l’istruzione è l’apprendimento di informazioni ed è limitata all’acquisizione di singole discipline. Oggi le informazioni gli adolescenti le ricevono da variegate fonti: la televisione, internet, i giornali, la radio. I messaggi in essi contenuti vengono filtrati da chi racconta e da come racconta l’evento. La scuola dovrebbe fornire quelli strumenti che aiutano i giovani a capire i messaggi sfrondandoli da eccessivi elementi folkloristici e che li permetta di elaborare le notizie relazionandoli nel giusto contesto. La cultura non è solo nozionismo ma è anche la capacità, acquisita mediante elaborazione personale, delle informazioni studiate, di capire e far propri regole, valori e comportamenti etici afferenti il contesto sociale in cui si vive.
La scuola non può e non deve essere considerata - e questo purtroppo sta diventando un luogo comune non solo in studenti e genitori ma anche da parte degli insegnanti - solo il luogo dove si acquisiscono informazioni atte a superare un esame, ma anche luogo reale di vita dove si discutono, si trasmettono le proprie esperienze, aspirazioni, conflitti per imparare a confrontarsi nel tentativo di migliorarsi attraverso il gusto del sapere. La scuola dovrebbe dare più importanza all’esercizio della capacità critica, all’analisi dei fenomeni allo scopo di passare dal puro tecnicismo nozionistico all’esercizio dello sviluppo del pensiero. Il messaggio che però arriva dal mondo scolastico e politico, a parte rare eccezioni, si muove in una direzione diversa, perché quando le ultime riforme o presunte tali della scuola pubblica affermano la centralità del programma (tre ‘i’ quello della Moratti, più italiano e grammatica quello di Fioroni) rispetto alla preparazione, competenza dei docenti e all’adeguato aggiornamento degli strumenti didattici, vuole dire che questo paese non intende investire in modo adeguato nella scuola e conseguentemente nella sua capacità a formare una classe dirigente per il futuro. Quello che serve è che anche la scuola si riformi, occorre che il tempo trascorso negli edifici scolastici sia a tempo pieno, magari anche a giugno e luglio, strutturato in modo che gli studenti possano fare lettura, sport, laboratori di teatro e cinema; una scuola insomma stile college americani. La scuola è chiamata a preparare oltre che il tecnico anche l’individuo di domani, attraverso la riflessione critica dei modelli di vita e mediante l’esercizio della capacità di pensare e della capacità critica. Compito sicuramente arduo, ma il futuro di un paese passa attraverso l’applicazione di questi metodi.

 “Dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà”  Niccolò Macchiavelli