In caso di emergenza il tuo vicino che fa?

Un’inchiesta per capire se nel Sud Est di Milano la solidarietà fra vicini esiste ancora

A seguito dei furti che hanno colpito alcuni paesi della zona del Sud - Est di Milano, abbiamo chiesto ad alcune persone se sentono di poter contare ancora sul supporto dei propri vicini oppure no. E cosa farebbero gli intervistati? Aiuterebbero le persone in difficoltà? Avrebbero paura? La sensazione è che tra vicini si mantenga un clima di cordialità, ma freddo. È la signora D. a tracciare uno spaccato di microstoria. Parla della sua esperienza e di quando viveva in cascina, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. «I bambini – dice – giocavano tutto il tempo. Non erano piccoli uomini». Esistevano povertà, ma anche solidarietà e condivisione. «Le serate erano scandite dal Carosello  – la donna fruga tra i ricordi della sua infanzia -  e spesso ci si riuniva in gruppo a casa delle famiglie che potevano permettersi un televisore». Non bisogna dimenticare i vecchi palazzi di ringhiera. Il chiacchiericcio scorreva oltre che nel cortile, lungo i ballatoi. Fino ad arrivare ai giorni nostri. D. usa un’immagine forte per descrivere la solitudine e l’individualismo che aleggiano nel suo condominio. «Mi sembra che tutti si rinchiudano, a fine giornata, all’interno della propria cella. Si fa fatica a salutare. Al limite uno stentato buongiorno, senza neppure guardarsi negli occhi». E continua a raccontare: «Una volta sono stata derubata nel mio appartamento. Il giorno dopo non c’è stato nessuno che mi abbia chiesto cosa fosse successo e come stessi. Boh! Ma le sembra normale? Oltretutto, se una persona non dovesse sentirsi bene, probabilmente nessun vicino la andrebbe a trovare. Tantomeno in ospedale. Una volta non era così». E traccia un futuro di certo non roseo. Molti degli intervistati dichiarano che, una volta valutata la situazione, sarebbero pronti a dare il proprio aiuto qualora sentissero rumori sospetti nell’appartamento a fianco, o un vicino fosse in difficoltà. Ovviamente, chiamerebbero i Vigili o i Carabinieri. Pochi invece si frapporrebbero. «Io sono una di quelle che, se c’è bisogno, dà un apporto – dice una donna – ma rischio. Che ne sai? Con tutto quello che si sente. Ci si ammazza e ci si accoltella per un niente. Succede tra mogli e mariti, tra figli e padri. Figuriamoci!». E stupisce che proprio coloro che si dicono disposti e pronti, per loro natura, a intervenire, siano i meno inclini a fare affidamento sull’altro. «Io mi fido solo dei miei genitori, dei miei figli e di mia moglie» dichiara un giovane ragazzo. «Quando è stato necessario sono corso fuori dal mio appartamento con la speranza di mettere in fuga i ladri. Ma ero solo. Nessun vicino mi ha aiutato!». Diversa la situazione di una  ragazza che risiede in una villetta e di alcuni suoi conoscenti che vivono ancora in cascina. «Siamo in quattro o cinque famiglie, ma ci conosciamo da generazioni! Per cui c’è unione e fiducia. Una mia amica, invece, abita in un appartamento – conclude la ragazza –  e non sa chi siano i suoi vicini». Tanto più che i condomini di un palazzo, sempre più frequentemente, cambiano nel giro di poco tempo. A farne le spese spesso sono le persone più anziane o sole. Khaled e sua moglie raccontano dell’indifferenza che regna e di come con il vicinato si discuta  in modo insistente. «Cosa devi fare?» chiede retorico K, che si risponde: «Porti pazienza». Una signora accenna ad alcune diatribe avvenute fra vicini, a seguito di furti, in merito alle inferriate da mettere davanti alle finestre. E, come tanti, si lamenta perché alcuni fatti succedono mentre le persone si mostrano distaccate. Emblematico è il modo in cui la donna mi guarda e pronuncia in modo sardonico: «Solidarietà!?!».

Alessandra Moscheri