Nuove regole per centri estetici e acconciatori

«L’intento è quello di salvaguardare la salute e la sicurezza del consumatore»: con queste parole l’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi ha ribadito la necessità di porre un limite alla moltiplicazione di centri privi di personale qualificato e che possono celare giri di prostituzione.
Anche il vicesindaco De Corato evidenzia il problema: «A Milano operano quasi quattrocento centri massaggi: quindici anni fa erano solo quattro. Questa vertiginosa crescita è stata favorita dalla liberalizzazione del commercio, visto che, per aprire questi esercizi, è sufficiente una dichiarazione di inizio di attività produttiva».
Le nuove regole, approvate con l’obiettivo di restituire omogeneità normativa alla legislazione che disciplina questo settore, prevedono che gli operatori debbano essere adeguatamente formati, oltre che iscritti al registro regionale della Camera di Commercio, e che ogni esercizio esponga orari e tariffe delle prestazioni offerte al pubblico.
Il servizio deve altresì essere erogato nel rispetto dei requisiti igienico sanitari stabiliti dalla legge; devono essere individuate le professionalità e le attività che ciascuna dovrà svolgere, e infine il responsabile tecnico dovrà garantire la propria presenza durante l’orario d’apertura.
Altro giro di vite, dunque, sui centri massaggi e gli esercizi affini che – dopo l’entrata in vigore, nell’agosto 2010, del coprifuoco, l’ordinanza che impone la chiusura anticipata alle ore venti – hanno ora a disposizione un anno di tempo per allinearsi alla normativa, evitando così le nuove sanzioni pecuniarie e amministrative.
In merito alla questione, abbiamo intervistato i diretti interessati.
«Trovo giusto che si spingano gli esercizi a mettersi in regola – ci spiega la titolare di un centro benessere in piazzale Corvetto – io lo sono già da molto e non vedo perché non debba essere così per tutti. E poi, che ci vuole a esporre qualifiche, attestati e tariffe!».
«Le nuove sanzioni non sono solo giuste, ma addirittura urgenti – ci confida un acconciatore della zona – e devono essere applicate con severità. Un anno per gli adeguamenti è persino troppo, massimo tre mesi! È una vita che faccio questo mestiere e ritengo fondamentale che tutti siano obbligati a operare nelle stesse condizioni».
Dello stesso avviso è anche una parrucchiera che gestisce un esercizio in via Boncompagni: «Io sono già in regola, ma so che alcuni esercizi rimangono aperti solo per un anno o poco più e, quando arriva il momento di pagare le tasse, chiudono per poi riaprire con una nuova ragione sociale. E allora è normale che possano fare una piega a sei euro!».

Federica Solaro