Tentativi di suicidio al Cie di via Corelli: «C’è stato un fraintendimento». Oppure no?

«Le condizioni igienico-sanitarie sono disastrose e, sebbene il corridoio centrale fosse stato pulito in occasione della visita, i bagni risultavano comunque sporchi e senza porte. La qualità del cibo, inoltre, risultava pessima. I residenti hanno anche riferito di frequenti perquisizioni da parte della Polizia e di pestaggi. A tutto ciò, si somma il dovere essere costretti a scegliere tra una telefonata, le sigarette o i biscotti, per spendere il bonus di 5 euro, consegnato loro ogni due giorni dalla Croce Rossa Italiana (CRI)». Cremonesi ha affermato, infine, che dentro il Cie di via Corelli «si calpesta quotidianamente la dignità di persone che si trovano rinchiuse in condizioni sicuramente peggiori di un carcere».
Abbiamo voluto anche sentire l’opinione del commissario provinciale della Croce Rossa Italiana di Milano, Alberto Bruno. La notte del 21 marzo è stata definita terribile da molti giornali e fortunatamente i cinque tentati suicidi, fatti a scopo di protesta, non hanno generato una rivolta. Tutto questo è dovuto alle estreme condizioni descritte da Chiara Cremonesi? «C’è stato un fraintendimento: l’Ansa ha infatti battuto una notizia in parte errata e poi ripresa dagli altri giornali. I tentativi di suicidio hanno riguardato tre persone, di cui uno solo è stato reale. Quando si lamenta l’ingestione di pile o di sapone bisogna andare in ospedale, ma essendo queste persone libere e non piantonate, è normale che tentino a questo punto la fuga. Vorrei anche precisare che il servizio di pulizia è stato appaltato a una ditta che due volte al giorno effettua la prestazione e che naturalmente le condizioni di vita sono in relazione alle persone che vivono lo spazio intorno a loro: per esempio, i settori donne e transessuali sono più puliti rispetto ad altri. La cubatura delle stanze è in relazione a quattro persone e sono esattamente le persone che vi vivono; i bagni, invece, hanno docce e sanitari pensati per un blocco di 28 persone. Il cibo è fornito dalla Sodexo, nota azienda di catering, che lo somministra anche scuole e uffici, qui a Milano. Abbiamo anche un servizio legale all’interno, ma siccome il 90% degli ospiti proviene dalle carceri, ha già un avvocato di riferimento: queste persone, che parlano l’italiano, hanno infatti avuto rapporti cattivi con la giustizia italiana. Se noi maltrattassimo i nostri residenti, dopo dieci anni di gestione, ormai saremmo tutti sotto processo o in carcere. Bisogna anche evidenziare che le rivolte o i suicidi avvengono frequentemente dopo le visite, non perché chi viene inciti a rivolte, ma perché nei colloqui gli animi si infiammano; a volte, è capitato che arrivassero comunicazioni di rivolte non ancora cronologicamente avvenute».

Ilaria Piermatteo