Niente staminali per Sofia. E la bimba rischia di morire

Dal paradosso all’assurdo. Chi ha seguito la puntata di ieri in tv delle “Iene” conoscerà già questa storia. Si tratta della piccola Sofia, una bambina di tre anni affetta da leucodistrofia metacromatica di tipo A, una malattia neurovegetativa che si manifesta a un anno e mezzo di età e che porta, pian piano, alla paralisi completa e alla morte.

Per questa patologia non sono conosciute al momento cure ufficiali, l’unica speranza è solo un trattamento a base di cellule staminali del metodo Stamina, messo a punto dal professor Davide Vannoni degli Spedali Civili di Brescia. La Stamina è però considerata una cura compassionevole, ovvero un metodo ancora sperimentale e in taluni casi addirittura dannoso. Alcuni bambini, che come Sofia soffrono di malattie neurovegetative, stanno già seguendo questa terapia con progressi che hanno quasi del miracoloso. Anche Sofia era stata sottoposta a una prima infusione di Stamina e le sue condizioni erano immediatamente migliorate. Fino allo stop dei giudici del tribunale di Firenze, che hanno bloccato la cura con le staminali perché ritenute potenzialmente rischiose (Vannoni è stato tra l’altro indagato quattro anni fa per truffa e somministrazione di medicinali pericolosi). Incalzato dagli appelli dei genitori della piccola Sofia e da Giulio Golia de “Le Iene”, il ministro della Salute Renato Balduzzi aveva risposto sulle pagine del «Corriere della Sera» che le cure con le staminali per la bimba sarebbero ricominciate, per poi tirarsi indietro affermando: «Ho rispettato le regole, le cure compassionevoli non devono essere la via per far diventare cavie i malati disperati. Scienza e coscienza devono essere alleate, come la legge e la coscienza. Io voglio solo tutelare Sofia e gli altri malati». Sofia intanto si sta avviando verso un triste destino.
Lara Mikula