400 firme per allontanare i cacciatori dalle abitazioni


La questione era emersa già nei mesi scorsi, in occasione della richiesta da parte di alcuni cittadini di istituire il divieto di caccia nelle frazioni San Bovio, Mirazzano e Cascina Fornace. Rumore continuo di spari, presenza costante di bracconieri, paura di non poter passeggiare negli spazi aperti della campagna senza correre il rischio di essere ‘impallinati’. Per gli abitanti del “Quadrifoglio 4”, l’ultima area urbanizzata di San Bovio, e non solo per loro, la caccia è quasi una compagnia stabile per molti mesi all’anno. La lettera, recapitata a Palazzo Isimbardi nell’ottobre scorso, aveva trovato però nella risposta di Alberto Grancini, assessore provinciale alla Caccia e Pesca, poco spazio per le interpretazioni, visto il regime istituito dal piano faunistico venatorio del 2005. “Pur comprendendo le richieste pervenute da parte dei promotori, mi preme svolgere alcune considerazioni che poggiano su dati oggettivi”, aveva riferito Grancini. “L’istituzione di una zona a tutela, se non prevista dal piano, richiede un complesso iter di modifica con annesso studio d’incidenza ambientale, un iter che vede anche il coinvolgimento della Regione Lombardia, la quale deve esprimere parere vincolante in merito”.
In sostanza, all’interno del piano esistono sì delle zone tutelate, nelle quali vige il divieto assoluto di attività venatoria, ma realizzarne delle nuove richiede evidentemente sforzi e tempistiche improbabili. E così, pur promettendo “una verifica che possa trovare una soluzione positiva per i cittadini”, Grancini aveva raffreddato le richieste.
Ora, i cittadini si sono nuovamente riuniti, attraverso una petizione di 400 firme, protocollata in Provincia e finita nuovamente sul tavolo dell’assessore competente in materia. Promotore dell’iniziativa è Tommaso Vessia, che è riuscito a creare un ampio consenso tra gli abitanti di San Bovio, Mirazzano e Cascina Fornace, cercando di sensibilizzare nuovamente le istituzioni sul tema. “Lo sviluppo urbanistico, che vede oggi il quasi completamento di alcuni nuovi quartieri, ha provocato una preoccupante concomitanza e vicinanza delle abitazioni ai luoghi in cui sono presenti i cacciatori”, dichiara Vessia. “Ciò ha motivato i cittadini a chiedere alle competenti autorità una modifica del piano faunistico venatorio provinciale, che possa migliorare la qualità della vita in alcune zone”.

L’obiettivo è cercare di salvaguardare i nuovi nuclei abitativi, nel rispetto del piano faunistico ma soprattutto delle famiglie residenti nei quartieri. Ora la parola torna alla Provincia.