Bullismo: un disagio da non ignorare. Perché la vittima, o il carnefice, potrebbe essere tuo figlio

«Me lo ha raccontato lui, dicendo che aveva dolori alla schiena, conseguenza delle botte subite, da tre bulli fuori dalla scuola, in piazzetta». «La cosa più brutta – ci spiega S.T. – è che gli adulti presenti non sono intervenuti a difendere un ragazzino in difficoltà». «All’inizio, il primo sentimento che ti assale è un forte senso di rabbia e frustrazione, che nel nostro caso, abbiamo superato con il dialogo e la consapevolezza che quanto era accaduto fosse la conseguenza di una serie di fattori. Mio figlio aveva da poco iniziato a frequentare la scuola media e si sa che lo stress per il cambiamento, per il passaggio a un altro livello di studi è notevole; così è stato per lui e, sicuramente, anche per i bulletti in questione. Forse, hanno pensato di sfogare il loro disagio in questo modo; almeno, noi abbiamo pensato così. Fatto sta – continua S.T. – che mio figlio, per un breve periodo, ha vissuto un disagio e uno stress notevoli per l’accaduto, sfociati in un rifiuto per la scuola, per i compagni, un po’ per tutto il cambiamento. Anche le insegnanti se ne accorsero, notando da subito una sofferenza palese. Il bullismo è un male sociale, che ci coinvolge tutti – spiega la signora S.T. – direttamente o indirettamente si riperquote nelle nostre vite». «Peschiera offre poco, quasi nulla agli adolescenti, ci vorrebbero luoghi di aggregazione, adatti a questa delicata fascia di età. Il mio consiglio è: appena il sentimento di rabbia e di sgomento per l’accaduto passa, bisogna parlare con i propri figli, mai fare finta di niente, bisogna ascoltarli e osservarli attentamente, cercare di ristabilire un equilibrio, spiegando loro perché certe persone reagiscono a situazioni di stress e disagio in con modi violenti,  spiegargli che a monte ci possono essere sofferenze che spingono gli individui a comportarsi negativamente». La signora conclude: «È molto importante convivere e difendersi da questi atteggiamenti, non avere paura e non isolare, ghettizzare ancora di più i bulli, sbaglio che spesso molti genitori fanno, suggerendo ai propri figli chi frequentare e chi no. La gente, oltre a punire, dovrebbe ogni tanto chiedersi il perché di tali circostanze, insomma tendere la propria mano».

Rania Ibrahim