«Se non avessi il mio studio invecchierei e non potrei vivere»

La prima personale di Alessandra risale al 1957. Oggi quella ragazza ha 86 anni e, al contrario di molte donne, non esita a rivelarlo, forse perché sa di stupire chiunque lo scopra: non li dimostra assolutamente! «Il primo studio che ho avuto era in via Roma, sopra il negozio di abbigliamento Cattaneo. Era senza riscaldamento, potevo solo pagare l’affitto e non volevo che i miei mi comprassero una stufa, volevo guadagnarmi i soldi da sola. Tutto quello che io ho fatto, l’ho fatto perché volevo farlo e ci sono arrivata senza l’aiuto di nessuno. È la mia vita! Io dico che se non avessi il mio studio invecchierei, non potrei rimanere senza dipingere». Ecco qual è il suo elisir di giovinezza! «L’arte non la insegnano né i critici né i maestri… è nell’anima». Poi, Alessandra racconta: «L’anno scorso sono stata all’Isola d’Elba e quando sono tornata ho presentato un collezione a essa ispirata; quest’anno, invece, sono stata a Selinunte e mi sono ispirata ai suoi luoghi. A me piace stare in compagnia, ma sto bene anche da sola. È una scelta: la solitudine aiuta a memorizzare le immagini. Il quadro lo costruisco mentalmente, quando monto il cavalletto non devo studiare il disegno, perché l’ho già fotografato nella mente. Poi lo riporto di getto sulla tela, perché lavoro a spatola. Io non riesco a ritoccare, perché l’opera d’arte è qualcosa di istantaneo. L’emozione è quella, non va studiata, esce dall’anima. Naturalmente, alla base ci sono gli studi». Lei ha sempre sognato di diventare un’artista? «Io disegnavo già alle elementari, ma non pensavo di avere un futuro così. Copiavo i monumenti, poi ho cominciato con i fiori, gli alberi nelle diverse stagioni. Quando avevo più di vent’anni ero anche un po’ triste: facevo sfondi scuri, forse anche perché arrivavo dal figurativo e i grandi pittori (per esempio, i fiamminghi, quelli dell’Ottocento) usano colori scuri. Poi ho iniziato a interessarmi alla pittura francese, all’Impressionismo, usando la luce che sfuoca i contorni». Oltre che di pittura a olio, Alessandra Rossetti si occupa anche di ceramica: «Ho conosciuto una suora che mi ha trasmesso la passione per quest’arte, quindi mi sono diplomata ceramista alla scuola delle Orsoline. La ceramica è una tecnica che io ho reso impulsiva, spontanea, attraverso quella parte di me che uso anche in pittura». Cosa ne pensa dell’attuale mentalità secondo la quale tutto può essere arte e chiunque può fare arte? «Hanno troppo commercializzato l’arte, privandola del suo reale valore. L’arte vera deve esprimere di primo impatto un’emozione. Rivedendo l’opera, si scopre qualcosa che al primo sguardo era sfuggita. Non bisogna credere a tutte quelle tendenze per cui qualsiasi cosa diventa arte, è solo una moda». Infine, osserviamo insieme le sue ceramiche e i suoi quadri. Il tema dominante fra le sue opere pittoriche è il paesaggio marino, come nel maestoso “La forza del mare”, del quale la pittrice rivela: «È il quadro che mi rappresenta di più, perché è una falsa calma: guardandolo bene, è come se si sentisse la forza delle onde. Questo quadro rappresenta quello che ho dentro. Mi definiscono una persona calma e sensibile, ma non è mica vero!»

Novella Prestigiovanni