Spinge il figlio neonato contro il muro: in manette a San Giuliano marocchino 43enne

Il piccolo ha riportato la frattura della teca cranica ed è ancora in prognosi riservata. La violenza è giunta al culmine dell’ennesima lite con la moglie, che è stata a sua volta malmenata assieme alla cugina

Rintracciato dai carabinieri, l’uomo ha aggredito anche loro

Si trova tutt’ora in custodia presso il carcere di Lodi M.R., il marocchino di 43 anni resosi protagonista di un folle gesto di violenza nei confronti del figlioletto di appena 5 mesi, a San Giuliano. I carabinieri della Compagnia di San Donato assieme ai colleghi della Tenenza locale sono intervenuti presso un condominio del centro di San Giuliano nella notte tra giovedì 30 novembre e venerdì 1 dicembre. I militari hanno risposto alla chiamata di emergenza di alcuni residenti che segnalavano l’ennesima, violenta lite domestica nell’appartamento occupato da una coppia di marocchini. In base a quanto è stato ricostruito dalla forze dell’ordine, M.R., già noto alla giustizia, poco prima era rientrato a casa ubriaco ed aveva iniziato a inveire contro la moglie di 42 anni e la cugina di lei, colpendole poi con calci e pugni. Quindi, con un folle impeto d’ira, aveva afferrato per il collo il figlioletto di appena 5 mesi, spingendolo con forza contro il muro, per poi darsi alla fuga. I carabinieri giunti in loco lo hanno rintracciato dopo pochi minuti di ricerche mentre cercava invano di nascondersi: al loro arrivo il 43enne ha ripreso a scalciare e spintonare, ma ben presto gli uomini dell’Arma hanno avuto ragione di lui. Intanto il 118 ha soccorso mamma e figlio. La prima se l’è cavata con lesioni giudicate guaribili in 15 giorni, mentre il bimbo si trova tutt’ora ricoverato all’ospedale Predabissi di Vizzolo in prognosi riservata con la frattura della teca cranica. M.R. dovrà ora rispondere delle accuse di tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Sembra che alla base della violenza vi siano questioni economiche e legate alla gelosia, che hanno portato il 43enne a credere che il figlio potesse non essere suo.
Redazione Web