Carne, pazienza, passione: vita da domatore di tigri

L'intervista ad un artista circense che con passione addestra nove tigri tra cui la piccola Fiona

Giordano Caveagna è un artista di un mondo affascinante e forse sottovalutato quale è il circo; proveniente da una famiglia dell’universo circense, Giordano si esibisce da anni in spettacoli nel tendone “Nando Orfei”, ospitato a Segrate, fino al 30 gennaio scorso. Il numero che lo ha reso più popolare e ammirato è quello con le sue tigri, di cui è addestratore. «Mi è sempre piaciuto fare un po’ di tutto» spiega a Giulio Carnevale di 7giorni che l’ha incontrato per un’intervista. «Ho fatto il clown, l’addestratore di cavalli, numeri di equilibrio, quello della ruota della morte; ultimamente mi sono dedicato soprattutto alle tigri, animali che mi affascinano. Il domatore non si può fare esclusivamente per mestiere, per guadagno; bisogna avere una grande passione e instaurare un rapporto speciale con gli animali». É impossibile non vedere questa passione di Caveagna per i felini; la si percepisce quando ne parla, quando le tigri si avvicinano a lui, giocano, lo leccano con affetto: «Per loro preparo un allenamento che non contempla nessuna pratica violenta; non ha senso usare bastoni o gridare. Uso il metodo della ricompensa, sono necessarie carne e tantissima pazienza». Il numero non prevede l’utilizzo della frusta e, nonostante ciò, Giordano è visto come il capobranco delle tigri, che gli portano reverenziale rispetto. «Le tigri sono 9: 7 femmine e 2 maschi. Riconoscono un capo anche fra di loro; si tratta di Principe. La più vecchia ha 8 anni, ma ne ha ancora molti davanti, sono animali che vivono all’incirca il doppio, specialmente in cattività. La più piccola è Fiona, senza coda». Gli chiediamo di raccontarci la sua storia: «Fiona è nata una notte in cui nessuno si aspettava il suo arrivo. Di solito, le tigri sul punto di partorire digiunano, non bevono; la mamma di Fiona, al contrario, quel giorno non era agitata, quindi sono andato a dormire tranquillo. All’improvviso, alle 3 di notte, ho sentito un gran frastuono, sono corso a vedere cosa fosse successo: purtroppo sono arrivato tardi e la mamma le aveva già mangiato un pezzo della coda. Dovete sapere che le tigri non accettano il primo parto, anche in natura: o abbandonano il cucciolo o lo mangiano. I primi 5 giorni sono riuscito a farla allattare dalla mamma, ma poi ha iniziato a innervosirsi, così l’ho cresciuta io stesso nella mia roulotte per un anno». Gli chiediamo se sia vero che in Italia la cultura del circo stia vacillando: «A differenza della Germania e paesi dell’Est Europa, purtroppo in Italia manca la cultura del circo, sia da parte della gente che delle istituzioni. Basti pensare che tutte le più grandi città italiane non hanno uno spazio per ospitarci: né Roma, né Milano, Napoli o Firenze. Non pretendiamo di avere un’area in centro, ci basta la periferia, ma perlomeno avere servizi idrici e collegamenti!» Infatti, anche a Segrate, il Circo Nando Orfei non ha un apposito spazio comunale, ma gli è stata assegnata dalla Provincia l’area di un parcheggio. L’augurio è, dunque, che si possa fare un cambio di rotta «perché gli artisti del circo sono artisti a pieno titolo e da innumerevoli anni fanno sognare e divertire grandi e bambini».
Francesca Tedeschi