Il Caso San Raffaele approda in Consiglio comunale a Segrate: il 20% dei lavoratori a rischio licenziamento sono concittadini

Simbolo dell’eccellenza sanitaria italiana, ma anche di ruberie infinite. Messo all’asta perché sull’orlo del crac con 1,5 miliardi di debiti all’epoca di don Verzè, acquisito poi dal gruppo Rotelli, il San Raffaele si trova oggi a fare i conti con la mannaia dei licenziamenti. Sindacati e lavoratori sul piede di guerra in presidio permanente, giorno e notte sulla spianata, all’ombra della cupola e della statua milionaria innalzata dal prete manager.

Sindacati e lavoratori sul piede di guerra in presidio permanente, giorno e notte sulla spianata, all’ombra della cupola e della statua milionaria innalzata dal prete manager. Tavoli, sedie e tende per la notte, il primo novembre è iniziata così la protesta contro i licenziamenti annunciati dalla proprietà il 31 ottobre; a rischio 244 lavoratori, tra amministrativi, tecnici e infermieri del cosiddetto comparto. Spia di un malessere complessivo che grava sul “modello lombardo” di sanità privata “stile Formigoni”, la crisi investe gli ospedali privati accreditati con il servizio sanitario nazionale, oggi sofferenti per i tagli imposti dal governo Monti e da Regione Lombardia - solo al San Raffaele 17 milioni di euro in meno nel 2012 - per stare in linea con la spending review.
Tornando al presidio, «una forma di lotta che durerà il tempo di tutta la trattativa (ci sono 75 giorni per riuscire a trovare una intesa tra le parti) - annunciano dall’Rsu - con l’obiettivo di far ritirare la procedura di licenziamento e la disdetta di 40 anni di contrattazione per salvaguardare l’eccellenza dell’ospedale.
«Non si tratta di esuberi - ci spiega Margherita Napoletano, segratese, delegata dell’Unione sindacale di base, uno degli otto sindacati coinvolti nella trattativa - ma di personale indispensabile a garantire la qualità dell’assistenza. Inoltre, a nostro avviso, i dati economici presentati dalla proprietà sono inconsistenti; il bilancio cui fanno riferimento, quello del 2011, non è confrontabile perché rappresenta un momento diverso della storia del San Raffaele».
Solidarietà e sostegno arrivano da tutte le istituzioni: il sindaco Pisapia, l’assessore regionale alla Sanità Melazzini e altre autorità hanno incontrato più volte i lavoratori e i delegati sindacali affermando l’impegno a trovare con la proprietà una soluzione alternativa ai licenziamenti. In tale direzione anche il caloroso appello del presidente del Consiglio comunale milanese, Basilio Rizzo: «Un anno fa gli abbiamo consegnato l’Ambrogino. Non possiamo abbandonarli proprio ora».
E l’eco della protesta ha trovato unanime solidarietà in Consiglio comunale a Segrate. Paola Monti, capogruppo di Insieme per Segrate, si è fatta portavoce della grave situazione dei lavoratori a rischio - secondo la stima dei sindacati, il 20% sarebbero cittadini segratesi - presentando una mozione, trasformata poi in un ordine del giorno, che chiede a Regione Lombardia un serio ripensamento sul taglio di 17 milioni di euro e invita la proprietà a cercare una soluzione alternativa ai licenziamenti.
«Ci auguriamo che la solidarietà espressa a parole si concretizzi anche in atti concreti - ha dichiarato ancora Paola Monti -; la Giunta dovrà sottoscrivere una convenzione con il San Raffaele per la gestione di un centro prelievi a Cascina Nuova. Ci auguriamo che ai cittadini sia offerto un servizio di qualità, che non può prescindere dalla professionalità del personale. Affinché questo sia stabile dovrà essere assunto a tempo indeterminato e dovranno essere riconosciuti adeguati diritti contrattuali. Per questo, crediamo che la vertenza sui licenziamenti non sia disgiunta dalla trattativa tra Comune e San Raffaele».

Cristiana Pisani 

Il presidio di lavoratori 

Il presidio di lavoratori 

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