La brutta vicenda di Colonia, può succedere ancora? Sicuramente non deve!

«Noi credenti dobbiamo essere i primi a impegnarci in questo senso e sperare di poter diventare un fecondo lievito per una convivenza libera, matura e responsabile»

Il rimedio? Uniformare il nostro modo di vivere ad un'Etica senza compromessi

La brutta vicenda di Colonia non deve finire, come molto spesso accade per i fatti che generano un'ondata di rabbia e ribellione "a caldo", nel dimenticatoio. Perché è un fatto che va analizzato, per comprendere dove affondi la sua radice la pianta marcia che sta crescendo sotto i nostri occhi, senza, magari, che ce ne rendiamo conto. Può succedere ancora? Sicuramente non deve! E allora è bene esaminare i motivi che sottostanno ad episodi di questo genere e correre ai ripari prima di dover dire "Non potevamo prevederlo".
La stampa ha parlato ampiamente dei fatti accaduti nella notte di Capodanno, quando migliaia di immigrati si sono riuniti, appositamente, in luoghi  affollati per molestare e derubare le donne che erano in strada per festeggiare il nuovo anno. Personalmente ho provato indignazione, ma, anche, molta preoccupazione,  con la spiacevole sensazione che stiamo entrando in una dimensione sociale molto pericolosa e problematica. Se riflettiamo sul fatto che alcuni di questi immigrati, clandestini o meno, fuggiti dai loro Paesi e in qualche modo accolti, si permettono di agire in modo così oltraggioso e prepotente verso coloro che  li accolgono, non possiamo esimerci dal chiederci quali siano i motivi che li hanno spinti a perpetrare questo genere di violenze. Le risposte possono essere tante, ma esaminiamone alcune. Prima di tutto molti di questi immigrati vengono in Europa non per condividere il nostro stile di vita,  ma semplicemente perché costretti dalla fame o perché pensano di poter trovare una facile soluzione ai loro problemi economici. Secondariamente molti di questi nutrono, probabilmente, un forte risentimento, anche inconscio, verso gli europei che  in qualche modo li hanno sfruttati e ancora approfittano della loro debolezza economica. Infine, ed è il motivo più preoccupante perché più difficile e problematico da rimuovere, la loro percezione di impunibilità, di fronte ad una nostra incapacità di tenere sotto controllo situazioni complesse.
Così come siamo incapaci di trovare una soluzione adeguata al problema dei flussi immigratori o come siamo incapaci di far rispettare le leggi: in tal modo, ai loro occhi, sembriamo incapaci di fronteggiare la loro sfida. Io credo che la percezione che queste persone hanno della nostra società sia quella che ognuno "si fa i fatti propri" e che, alla fine, tutto viene sistemato sempre in modo indolore. Non pensano di vivere in una società dove leggi, regole, rispetto, tolleranza, accoglienza fanno parte di una cultura e di uno stile abituale di vita. E questo è imputabile anche a noi, che non siamo sempre osservanti delle regole e, spesso, le scavalchiamo per i nostri interessi. Quale può essere il rimedio? Solo quello di uniformare il nostro modo di vivere ad un'Etica senza compromessi.
Penso che se vogliamo che gli immigrati rispettino le nostre leggi e la nostra cultura, se non vogliamo sprofondare nel caos, dovremmo tutti impegnarci per essere a un tempo aperti e accoglienti, ma, contemporaneamente,  severi e intransigenti, sin da subito, verso ogni abuso e trasgressione. Mi riferisco a qualsiasi trasgressione,  da chiunque commessa, perché lo Stato sia un'entità  credibile. Questo perché la democrazia e il vivere fraterno esigono un personale e libero rigore morale e sociale. Altrimenti si genera una pericolosa e selvaggia anarchia.
Noi credenti dobbiamo essere i primi a impegnarci in questo senso e sperare di poter diventare un fecondo lievito per una convivenza libera, matura e responsabile.


fra Giuseppe