Peschiera, le zone d'ombra del bando comunale per la concessione dell'impianto sportivo di Linate

Il bando non mette nelle condizioni di poter partecipare le associazioni peschieresi: il concessionario dovrà sborsare oltre 70mila euro di manutenzione straordinaria oltre a quella ordinaria, senza avere ritorni economici che giustifichino l’investimento

Un lungo elenco di responsabilità e spese da sostenere, tutte a carico del concessionario

PESCHIERA BORROMEO - Il campo sportivo di Linate è ormai chiuso da 6 anni e visionato il bando pubblicato dal Comune per il suo affidamento in concessione, rischierà di rimanere inattivo ancora per molto altro tempo. Il motivo è molto semplice: di fatto nessuna associazione peschierese è stata messa nelle condizioni di potervi partecipare, con scadenza entro il 18 settembre. L'assessore Gatti ha recentemente festeggiato la pubblicazione del bando come un successo dichiarando: «Fin dal primo giorno del nostro insediamento come Giunta ho lavorato alla riapertura del campo sportivo di Linate. Arriviamo così a sbloccare una delle tante situazioni ferme da molto tempo che porterà alla riqualificazione dell’impianto e soprattutto a rendere sempre più realistico l’appellativo di “Città dello Sport” dato a Peschiera Borromeo qualche anno fa».

Contrariamente a ciò che si potrebbe dedurre, in realtà non si è provveduto alla riapertura del campo,  piuttosto l'obiettivo risulta essere addossare ogni tipo di spesa e di responsabilità sulle spalle del futuro concessionario, sgravando così il Comune di un annoso problema. Solitamente i bandi sono "appetibili" per i possibili partecipanti (in questo caso le associazioni sportive iscritte all'albo del Comune) ma in caso di vittoria il concessionario non avrebbe molto di cui festeggiare. 

Basta consultare l'allegato B1 il quale altro non è che un elenco infinito di lavori di manutenzione straordinaria da compiere per rendere agibili, a norma e fruibili gli spazi interni ed esterni in oggetto, per un investimento totale di 74.130 euro.  Solo per la caldaia negli spogliatoi, tra progettazione e dichiarazione di conformità, la spesa si aggira intorno ai 15.000 euro. La cifra totale però, pare addirittura ottimistica visto ad esempio che è stata conteggiata solo la certificazione per la Tribuna (1000 euro) ma non la sua riqualificazione o la realizzazione di una copertura.  A queste spese si aggiunge la manutenzione ordinaria (sempre a carico del concessionario) e la realizzazione (esosa, fondamentale ma non contemplata dall'ingegnere che ha svolto il sopralluogo) di luci speciali per illuminazione del campo in notturna. Infine, al momento della stipulazione della convenzione il concessionario sarà tenuto a prestare una cauzione definitiva di 7.413 euro, per la messa in uso dell'impianto. 
Il canone ricognitorio minimo da versare annualmente al Comune per ora è di 500 euro più iva, ma sarà oggetto di rialzo in sede di gara, mentre per quanto riguarda i famosi 15.000 euro per lo start up, che sono stati tanto pubblicizzati, saranno al contrario oggetto di ribasso in sede di gara. 

Chi sarà il buon samaritano disposto a investire senza alcun ritorno economico?

Dove sono i proventi di gestione? esistono? a quanto pare sì, poiché nel testo viene esplicitamente detto che deriveranno "dai ricavi provenienti dalla vendita di bevande e alimenti" (ovvero dal bar sito nella struttura, che però non è compreso nel bando e per il quale è necessario ottenere un'ulteriore concessione) e  dalle tariffe "stabilite dal Comune" per l'utilizzo degli spazi sportivi. 

Qui si apre un'ulteriore questione poco chiara.

Il problema di questo bando non è solo nelle cifre, è anche nella forma, risultando spesso contraddittorio. Si definisce la struttura "ad uso pubblico" dove bambini, ragazzi e giovani diversamente abili siano messi nelle condizioni di praticare sport, con focus sul calcio. Gli istruttori (professionali) dovranno essere scelti dal concessionario che dovrà garantire a tutti i cittadini l'apertura degli impianti nei modi e nei tempi da concordare con il Comune, così come il numero minimo di bambini. L'associazione per poter partecipare al bando deve "perseguire finalità di formazione sportiva senza scopo di lucro", ma dovrà al contempo essere pienamente in possesso di risorse umane, organizzative, strumentali e finanziarie

Qualcosa non torna. Poniamo il caso che un'associazione sportiva peschierese senza scopo di lucro voglia partecipare al bando, come ad esempio l'U.S.D Sporting L& B (proprio di Linate), non avrebbe i mezzi finanziari previsti per potersi accollare tutte le spese previste, ma anche se li avesse, non avrebbe mai un ritorno economico tale da giustificare un investimento tanto importante, poiché essendo senza scopo di lucro non potrebbe mai far pagare agli iscritti cifre folli, e non potrebbe nemmeno far utilizzare a pagamento il campo a un gruppo di cittadini di sera perché non vi è l'illuminazione necessaria, servirebbe quindi un impianto che comporterebbe un costo elevato sia nella realizzazione sia nei consumi energetici, mentre il Comune vorrebbe che il concessionario puntasse "alla massima efficienza energetica" con innovazioni e miglioramenti. 

Il quadro come si potrà notare è complicato. Riassumendo si potrebbe affermare che il Comune spera nell'arrivo di un buon samaritano con imponenti risorse finanziare con le quali riqualificare, rendere a norma e riattivare il campo sportivo di Linate guadagnandoci zero euro ma l'eterna gratitudine della cittadinanza. La giunta invece potrà spuntare la riapertura del campo sportivo dalla lista di promesse elettorali.  Poco importa se la gara non vedrà partecipanti o vincitori, semplicemente perché è impossibile per le nostre associazioni parteciparvi, così da lasciare la struttura ancora in pieno abbandono e degrado nonostante le sue potenzialità con la possibilità di rilanciare una frazione. L'importante è che il bando sia stato pubblicato, stappiamo lo spumante.
Vai al sito del Comune di Peschiera Borromeo per scaricare i documenti del bando pubblico.

Stefania Accosa