Pippo Civati e il coraggio delle idee

Di fronte alla grande ammucchiata parlamentare, che ha visto nemici di lunga data finire improvvisamente a braccetto insieme come una comitiva di anziani a un ballo di gruppo, forse ci si aspettava una rivoluzione o giù di lì. Invece, protagonisti diretti (i politici) e indiretti (il popolo) hanno ingoiato la pillola più strana e inattesa quasi senza battere ciglio.

Si sa, in Italia far finire le situazioni a tarallucci e vino è una consuetudine rafforzata. E poi, con l'Europa che preme da una parte e Beppe Grillo dall'altra, una soluzione andava pure trovata. Così, oggi al tavolo dei ministri siedono persone che fino a pochi giorni fa si davano allegramente del farabutto e del mafioso a vicenda.
Eppure, la mosca bianca la si trova. È proprio un caso isolato, il pelo nell'uovo, l'eccezione che conferma la regola. I tre gruppi parlamentari che hanno votato la fiducia al governo Letta schieravano la bellezza di 677 tra deputati e senatori. Di questi, uno solo è andato controcorrente. Chissà cosa è girato per la testa di Pippo Civati, 37 anni, monzese, appena eletto alla Camera dei Deputati, quando ha deciso che era il momento di prendere una strada diversa da quella dei suoi compagni di partito e dei suoi nuovi inaspettati compagni di coalizione. Da solo, come Don Chisciotte contro un'armata di mulini a vento. Forse lo ha fatto per ritagliarsi uno spazio politico tutto suo, o forse ha voluto semplicemente dimostrare al suo titubante e masochista (ex) segretario Pierluigi Bersani cosa significa essere un hombre vertical, in grado di portare avanti fino in fondo il coraggio delle proprie idee. 
Non si sa dove Enrico Letta riuscirà a portare il suo nuovo governo, con le prove tremende che lo attendono. Ma il "no" di Civati è una piccola lezione di libertà e anticonformismo. In un'omologazione pressochè totale, in una moltitudine che si muove a testa bassa in un'unica direzione, c'è una pecorella che esce dal gruppo. Anche se il gregge dice: «Non è beeeh...ne». 
Davide Zanardi