Mediglia: «Mia moglie uccise la madre e ora vuole la casa, io invalido al 100% non saprei dove andare. Ho subito una condanna anche io»

L’appello disperato al Presidente della Repubblica e al Governo di Mario De Luca marito 60enne di Rosa Fabbiano: «Aiutatemi sono disperato, non mi curo, non cucino, non cambio le lenzuola da mesi, ho i debiti, sono abbandonato da tutti e non so come andare avanti». Guarda la video intervista.

L'intervista a Mario De Luce marito di Rosa Fabbiano

L'intervista a Mario De Luce marito di Rosa Fabbiano Per la donna i pm hanno chiesto 28 anni per l'omicidio di Lucia Cipriano

Gurda il video servizio completo, sul Canale Telegram News7giorni

Esclusiva News7giorni@Telegram

Esclusiva News7giorni@Telegram Guarda il servizio completo sul Canale Telegram di 7giorni

Gurda il video servizio completo, sul Canale Telegram News7giorni

Mediglia (MI), 18 novembre 2023. Secondo la procura di Milano, il delitto sarebbe avvenuto il 31 Marzo del 2022 e i carabinieri, hanno arrestato Rosa Fabiano il 26 di maggio 2022. In via Melozzo da Forli 25 a Mombretto di Mediglia c’è la villetta famigliare dove la donna incriminata per l’omicidio della madre viveva dagli anni 90 con Mario De Luca, marito sessantenne invalido al 100%. Come 7giorni ha spiegato nell’articolo di cronaca giudiziaria nell’annunciare la richiesta di 28 anni di pena da parte del PM, dietro a questa tragedia si celerebbe l’incapacità di gestire la madre affetta da demenza che abitava a Melzo. Rosa non ha retto alla pressione e avrebbe commesso quel terribile delitto finito su tutti i notiziari nazionali per la cruda efferatezza con cui è stato commesso. Un crimine terribile, che probabilmente se le accuse fossero confermate le costerà almeno due o tre decenni di galera. Dietro a questa terribile storia si cela un’altra tragedia, che dal giorno dell’arresto di Rosa Fabbiano ha coinvolto suo malgrado Mario De Luca, marito convivente e invalido al 100%. La Redazione ha raccolto l’invito ricevuto per rendere pubblico il suo disagio che l’uomo ha manifestato telefonando a 7giorni: «Mi sento abbandonato al mio destino», ci anticipa De Luca.

De Luca e la moglie hanno cresciuto i loro due figli in una villetta bifamiliare davanti al campo sportivo di Mombretto di Mediglia. La casa è il bene di famiglia che condividevano in comunione dei beni. Casa di proprietà comprata con tanti sacrifici e rinunce dalla coppia, quando ancora il signor Mario De Luca stava bene e lavorava come camionista: «Sono stato operato due volte alla base della spina dorsale. I dottori non mi avevano dato speranze di rimettermi in piedi, ma sono stato graziato e ho potuto riprendere a camminare anche se a fatica», il sig. De Luca cammina con le stampelle, ha una mobilità ridotta, e si aiuta anche con una carrozzina. «Ho il diabete Mellito – continua De Luca -. Soffro di insufficienza venosa e insufficienza renale. Ho diverse ulcere alle gambe, tanto è vero che tre giorni alla settimana viene l'infermiere a curarmi e queste ulcere si chiudono e si riaprono. È un continuo, si chiudono e si riaprono e io non posso mai avere le gambe libere, le ho sempre sigillate dalle fasciature che mi fa l'infermiere. Faccio fatica a camminare. Comunque, faccio fatica a fare anche le più semplici attività quotidiane, compreso l’igiene».

Rosa Fabbiano in seguito all’arresto ha chiesto a Mario De Luca la separazione finalizzata al divorzio, a ottobre il Tribunale ha sancito la separazione dalla moglie. L’udienza per il divorzio è fissata  il 26 giugno 2024. Dopo di che il Tribunale potrà disporre per la separazione dei beni.

La moglie vorrebbe vendere la loro casa per prendere la sua parte, perché gli servono i soldi per pagare le spese processuali. Il signor De Luca obietta spiegando che ha a disposizione i 25 mila euro che la sua azienda le ha pagato di TFR dopo l’arresto per omicidio, e ribadisce ai nostri microfoni che non se ne vuole andare da questa casa perché non saprebbe dove andare. Attualmente Mario De Luca campa con la pensione di invalidità e l’accompagnamento. Pochi soldi in tutto.

De Luca ha preparato una memoria che legge davanti alle nostre telecamere, che spiega il suo punto di vista ma soprattutto comunica tutta la sua disperazione per la situazione socio economica di abbandono che sta patendo da quando la moglie è stata arrestata: «Ho saputo dal cittadino di Lodi che il PM ha chiesto 28 anni di carcere per la mia ormai ex moglie che ha 59 anni. È riprovevole e assurdo che io ignaro, venga a sapere una cosa così dal giornale. Voglio che la mia voce arrivi al cuore della gente perché la legge non mi sta tutelando molto. La macchina comprata a novembre 2021 a rate con la Legge 104 e sotto sequestro dal 26 maggio 2022, giorno dell'arresto di mia moglie. Sono obbligato a pagare le rate, non mi viene restituita e non posso venderla. La Banca Intesa Sanpaolo per ragioni di mercato, ha alzato i tassi di interesse sui finanziamenti e mi sono ritrovato con delle rate fuori dalla mia portante economica. Alla richiesta di rivedere i tassi e rinegoziare il mutuo mi viene chiesto il nulla osta dalla mia ormai ex moglie, detenuta in carcere a San Vittore per procedere a intestare a me il nuovo finanziamento».

Mario De Luca è stato anche indagato dalla Procura  per il delitto della moglie, ma poi è stato subito prosciolto: «Non ho soldi. Non riesco a curarmi. Non arrivo a fine mese. Non riesco a fare niente, non riesco a fare niente – ripete De Luca disperato -. Sono anche rimasto senza denti e non posso mettere una dentiera. Faccio fatica a masticare, faccio fatica a mangiare. Il Comune di Mediglia ha potuto fare poco perché non ha guardato alla situazione reale, ma ha verificato la mia situazione ISEE, riferita a prima dell'accaduto, cioè al 2020. Grazie allo stipendio di mia moglie le nostre entrate economiche erano di tutt'altro spessore. Per il Comune pensare di attualizzare la mia situazione economica sarebbe stato troppo. Nei 30 giorni successivi alla tragedia sono arrivati addirittura addebitarmi i pasti e l'operatore sociale per la cura alla mia persona, disabile al 100%, non autosufficiente, per la cura dell'intimo, dovendo così rinunciare perché economicamente impossibilitato a pagare 460 €».

Poi De Luca parla dei suoi due figli, il maschio quando può lo aiuta in qualche modo ma deve pensare anche alla sua famiglia; quando parla della femmina scoppia a piangere perché è anni che in seguito a una discussione non l’ha più vista e sentita. L’unico supporto lo ha dalla comunità pastorale e dalla Caritas, che ogni tanto manda un aiuto per fare le pulizie e un accompagnatore per le visite importanti a cui non può sottrarsi.

«Desidero che si tenga conto del fatto che in seguito a quello che è successo anche io ho subito pesantemente una condanna. Affronto la vita quotidiana in totale solitudine. Mi nutro come posso e come riesco, non sapendo cucinare. Vivo alla giornata. Vivo in casa che non viene pulita, le lenzuola che non vengono cambiate da mesi. Posso solo fare la spesa online. Perché non ho nessuno che possa farlo per me. Che si tratti di alimentari oppure di altro. Nessuno che mi porti fuori, quindi sono segregato nella mia casa. Non ho più denti per masticare e non ho soldi per mettermi una dentiera. Solo gli amici della parrocchia grazie a don Angelo, cercano di alleviare i miei momenti bui, venendo a farmi visita e anche a prepararmi dei pasti quando possono», racconta con il groppo in gola, l’uomo segnato dagli eventi.

Poi lancia un appello al Presidente della Repubblica, al Governo e alle Istituzioni: «Chiedo, lanciando un grido disperato di aiuto, che venga stabilita la possibilità di prolungare i termini e ridurre le rate mensili della rata dell’auto di cui non dispongo, che attualmente non mi permettono di far fronte a tutte le spese. Un aiuto per la tutela legale per i miei diritti nelle sedi deputate a dirimere le sorti del processo. Io desidero tenere casa, anche come usufrutto fino alla mia dipartita, interessandola ai figli, perché qui ho le mie comodità e agibilità. Io dove andrei a finire con le mie condizioni di salute? Non dovrei soffrire a sessant'anni compiuti per il tragico epilogo della mia ex moglie. Io non ho colpe, ignaro totalmente di ciò che ha compiuto. Alla mia morte vorrei che la casa restasse ai miei figli anche se loro si sono allontanati da me. È il ricordo di una vita di tanto lavoro, sacrifici e rinunce, In modo di lasciarmi quanto basta per avere una vita dignitosa e onesta. Chiedo il dissequestro della mia vettura a me intestata. La legge non mi sta concedendo molto, perché al pensiero di dover resistere ancora tanti mesi, penso di dover arrivare al disastro».
Giulio Carnevale