Patto di Stabilità nel Sud Est Milano, lo sfogo dei Sindaci: «I cittadini non sanno ancora nulla»

È la fine dell’era dei Comuni con potere d’investimento. Non è uno scherzo se c’è chi dichiara che «I Comuni sono malati terminali». Non c’è bisogno di un analista computazionale per conoscere il pensiero dominante delle Amministrazioni: il Patto di Stabilità procura dolori. Un’evidenza.

Sindaci e amministratori risultano spiazzati dal funzionamento del Patto e si rivelano sconcertati sulla sua funzionalità. È dalle voci stesse dei primi cittadini del Sud Est Milano che abbiamo raccolto contingenze e riflessioni sviluppate a partire dall’applicazione delle misure contenute nel Trattato di Amsterdam, il Patto di Stabilità e Crescita fedelmente applicato dalla legge italiana l’ultima delle quali, la 228/2012, lo ha introdotto presso i Comuni con popolazione tra i mille e i 5mila abitanti. Esaminiamo alcuni dati. «Frustrante» è il lamento strappato a Lidia Rozzoni, prima cittadina di Pantigliate. «Noi Sindaci ormai facciamo da esattori per conto dello Stato. Non possiamo investire» è l’affermazione di Paolo Bianchi, sindaco medigliese, pregnante e tanto più amara quanto più elevato è l’ammontare del conto che il Comune tiene in banca, bloccato per osservanza della legge (parliamo di ben 8 milioni di euro). «Un modo di dire all’economia italiana: “Blocchiamo tutto, continuiamo a restare in crisi”», sospetta Franco Lucente, primo cittadino di Tribiano. «Congegno infernale», macchina capace di «far scoppiare la testa», l’attuale configurazione del Patto è tale da suggerire a Enrico Sozzi, sindaco di Settala, l’idea di rispolverare un nomignolo firmato dall’ex ministro Tremonti: «patto di stupidità». In tutto questo, grave e unanime è il grido: «I cittadini non ne sanno niente». Bell’inciarmo, si direbbe a Napoli. Tra chi paventa di mettere in mobilitazione il personale e chi spenderà energie per non tagliare se non il superfluo, negli articoli dei prossimi giorni, andremo ad esplorare quanto accade nei Comuni di Melegnano, San Giuliano, San Donato e Segrate, lungo le direttrici portanti dei servizi del Sud Est milanese. 
Marco Maccari